Editoria indipendente: intervista a El Doctor Sax tra libri e beat generation
Sappiamo benissimo quanto sia difficile fare gli editori al giorno d’oggi, ma essere contemporaneamente editori e librai può rappresentare una sfida ancora più ardua, per tutti tranne che per Gabriele Nero e per il suo modo di concepire i libri e la cultura.
Appena ho sentito parlare della sua libreria/casa editrice El Doctor Sax mi sono immediatamente incuriosita e ho cercato di scoprire qualcosa di più sui suoi libri e sulle sue molteplici attività. Quando poi mi sono imbattuta in due delle sue pubblicazioni è scattata una molla che mi ha prima condotta a leggere le sue opere e poi a voler fare una chiacchierata con lui.
Come mai il nome El Doctor Sax, cosa significa e di cosa vi occupate?
Doctor Sax è un libro di Jack Kerouac del 1959. Kerouac stesso affermò che fosse il suo miglior libro, davanti ad una attonita Fernanda Pivano che chiedeva cosa ne pensasse di On the road,alla quale rispose con un beffardo not bad!Rappresenta uno dei libri più lisergici e visionari dello scrittore americano, in cui sperimenta la tecnica di scrittura che lui definisce blow, lasciando fluire le parole e improvvisando come un musicista jazz, sicuramente uno dei suoi romanzi meno capiti. La storia è ambientata nel 1948 a Lowell, città natale di Kerouac, dove, la semplice realtà di provincia del picccolo Jackie Dulouz (alter ego dello scrittore) viene perturbata dall’apparizione di questo misterioso dottore, che solo lui riesce a vedere e che lo accompagnerà a vivere un’avventura surreale: lo porterà ad affrontare il Grande Serpente del Mondo.
Il personaggio del Dottor Sax, mi sembrava perfetto per spiegare che cosa significhi per me la letteratura, un elemento magico, fantastico e necessario nelle nostre vite, che può servirci per evadere dalla realtà, ma allo stesso tempo uno strumento per capirla meglio, nella sua complessità e follia. Per questo quando nel 2013 ho deciso di aprire la libreria a Valencia, dalla quale è partito tre anni dopo il progetto editoriale, non ho avuto dubbi sul nome, ed in un certo senso l’idea di usare un titolo della beat generation era anche un modo per avvicinarmi a quello che era il mio modello di libreria-casa editrice, ovvero la fantastica City Lights, di Lawrence Ferlinghetti, che siamo riusciti ad andare a conoscere qualche anno fa a San Francisco.
Attraverso quali canali vengono selezionati i libri pubblicati da voi e quali caratteristiche devono possedere affinché entrino a far parte del vostro catalogo?
Come il romanzo di Kerouac, la nostra linea editoriale è incentrata principalmente sulla letteratura di rottura, quella che difficilmente trova spazio nel mondo editoriale di oggi. Proviamo a proporre scrittori del passato e contemporanei che sfidano la morale e le mode letterarie del proprio tempo, e soprattutto che abbiano qualcosa da dire, non mestieranti della parola, o, mi si passi il termine,cacalibri.
Siamo alla ricerca di veri outsider della letteratura, non credo assolutamente nelle scuole di scrittura a nessun livello, invece amiamo chi si mette costantemente alla prova, con le parole, ma anche con il linguaggio visuale del libro, per questo abbiamo una collana dedicata ai libri d’illustrazione e alle edizioni sperimentali.
I canali attraverso i quali ci arrivano i manoscritti sono assolutamente vari e casuali, dalle email, alle fiere, agli incontri fortuiti in libreria. Non pubblichiamo molti autori esordienti, tre o 4 titoli all’anno, per ogni lingua (italiano, spagnolo, inglese, francese), ma crediamo al 200% in ogni libro che pubblichiamo.
Qual è il libro El Doctor Sax sul quale avete lavorato con più soddisfazione?
È come chiedere a un genitore a quale figlio voglia più bene! Non posso rispondere con un solo titolo. Sicuramente i libri che ci hanno dato più soddisfazioni sono quelli che fatto abbiamo nascere dal nulla, o meglio da un’idea dell’autore che incontra la nostra intuizione editoriale. In questo ambito la collana Crazy Diamonds, dedicata alla letteratura contemporanea è quella che ci sta dando maggiori soddisfazioni. Siamo partiti con Libro Rotto e Album Rotto, di Luca Buoncristiano, un romanzo e un libro di vignette che hanno per protagonista il cinico, esilarante e profondamente disincantato Joe Rotto, lo spacciatore universale; due libri davvero fuori dagli schemi che ci hanno permesso di entrare, creando il giusto scompiglio, nella scena editoriale italiana. Poi abbiamo continuato con Opera Iniqua di Federico Febbo, un romanzo che parla del fallimento di un artista, con una prosa ricercatissima e una trama sorprendente, e con Guerra di Daniele Mattei, un libro di poesie e un racconto che si intrecciano tra loro, tra lirica e prosa poetica. Nella stessa collana abbiamo poi inserito due opere di uno dei più grandi germanisti italiani, Anacleto Verrecchia, Diario del Gran Paradiso e Cieli d’Italia. Per finire con le ultime novità,il nuovo libro di Luca Buoncristiano Una svastica sul viso, un monologo-confessione di Charles Manson, immaginato dal creatore di Joe Rotto e Sangue e Latte di Eugenio Di Donato, libro molto personale e che si sta rivelado un successo trasversale tra lettori e addetti ai lavori. Siamo inoltre molto orgogliosi anche per la collana di edizioni sperimentali The Madcap Laughs, diretta dall’illustratore Riccardo Cecchetti e che vede al suo interno veri e propri libri d’artista come ProCedere–Dura Arte di Aldo Taranto, Iconoclast Posters di Marco De Luca e le opere del mastro Cecchetti: La Sesta Vocale e Cagliari Campione, il cui testo è stato curato dal giornalista Enrico Romanetto.
Qual è il libro che invece avreste voluto pubblicare?
In editoria non c’è mai nulla di definitivo, quindi il libro che non abbiamo pubblicato oggi, non è detto che non possiamo pubblicarlo domani. Sarà un po’ lapalissiano, ma mi piacerebbe pubblicare in spagnolo Dottor Sax di Kerouac, che in Spagna è fuori catalogo da una decina d’anni.
Come vedete oggi il panorama editoriale italiano indipendente: che futuro ha e come dovrebbe evolversi per restare vivo?
Dietro la parola indipendente ho visto nascondersi di tutto: dai grandi gruppi editoriali che creano realtà satellite, a case editrici fondamentalmente a pagamento, a veri e propri venditori di fuffa. E io sono stato la prima vittima delle loro mondo incantato, avendo pagato caramente corsi di editoria, dei quali sto ancora aspettando la fattura, e nei quali ho capito cosa non sarei voluto diventare. La definizione di indipendente, secondo gli stessi editori che si autodefiniscono tali, suppone oltre all’assoluta libertà di espressione per quanto riguarda i contenuti (sulla quale siamo tutti d’accordo), anche l’essere indipendenti dalle logiche di mercato, il che è molto romantico, ma alquanto utopico, e anche alquanto classista, perché suppone che solo chi è ricco di famiglia possa essere indipendente!
Che poi sono proprio gli stessi indipendenti che frignano contro le piattaforme come Amazon, e dall’altra continuano a fomentare un sistema viziato dal soggetto distributore, che si mangia un 40% del prezzo del libro, per una funzione meramente logistica. È come se il magazziniere della Juventus guadagnasse più di Cristiano Ronaldo! Ma di questo non si lamenta mai nessuno, e invece conti alla mano, per noi le vendite sulle piattaforme digitali, sono state ossigeno puro durante il lockdown.
Indipendenza e qualità vengono spesso associati come sinonimi nel mondo del libro, e non penso sia propriamente così. A parte questa forma di hipsteria editoriale, il panorama italiano resta interessante e con un livello qualitativo alto (specie se paragonato a quello spagnolo), ma che produce un po’ troppo e quindi anche le buone pubblicazioni si perdono nel marasma delle nuove uscite. Ci sono sicuramente indipendenti, così come grandi gruppi, che lavorano benissimo, ma penso che le vere eccellenze vadano ricercate nella microeditoria, in quei folli, tra i quali ci includiamo (da editori e da librai), che mettono in gioco il proprio tempo, le proprie finanze, le proprie vite, per condividere con gli altri l’amore per i libri.
Perché un lettore dovrebbe leggere i vostri libri? Che cosa rende differente il vostro catalogo dagli innumerevoli altri cataloghi?
Perché ogni libro de El Doctor Sax rappresenta una sfida al mondo pettinato della letteratura contemporanea. Un modo forse un po’ punk di urlare agli altri che esistono modi diversi di scrivere e di avvicinarsi alla letteratura. Tutti gli scrittori che ci piacciono erano persone che hanno avuto questo coraggio, e che hanno saputo differenziarsi dall’omologazione che li circondava, da Aristofane a Emily Dickinson, da Rimbaud a Jack London, tutti hanno raccolto questa sfida, in barba agli accademici e ai critici. Noi semplicemente cerchiamo di dar voce ad autori che abbiano realmente qualcosa da dire, in tempi in cui si hanno mille modi per comunicare ma ben poco di nuovo da dire. Cerchiamo di farlo nel modo migliore e con la massima onestà intellettuale. Come disse Kerouac a Cassady durante il mitico viaggio romanzato in On the road, anche noi siamo alla ricerca di quel beat misterioso che ci renda sopportabile l’arduo cammino dell’esistenza. Quindi accattativillo!