I superflui: finalmente torna in libreria il vero capolavoro di Dante Arfelli
Luca è solo un ragazzo quando lascia il suo piccolo paese di provincia per cercare fortuna in una grande città come Roma, dopo aver ricominciato già tante volte ma proprio mentre osserva il paesaggio sfilare oltre il finestrino e ascolta distratto i discorsi degli altri passeggeri, avverte che stavolta sarà tutto diverso.
Appena arrivato in città si sente, infatti, come una strana creatura proveniente da un’altra galassia e precipitata per sbaglio con la sua navicella spaziale in una realtà insolita, sentendosi completamente spaesato e avvertendo immediatamente un distacco netto e definitivo da tutto ciò che era prima.
Quella era la città. La guardava con un senso di spaesamento e sentiva venire meno la fiducia che l’aveva sorretto fino ad allora, fin quasi all’arrivo in stazione. Già il fermarsi in stazione, quel colpo all’indietro che dà il treno che frena, quello spalancarsi simultaneo di tutti gli sportelli, gli avevano dato una gelida impressione di definitivo, di irreparabile, di distacco da tutto quello che era prima. In quel sobbalzo all’indietro era come se qualcosa gli si fosse staccato dal cuore che era trovato vuoto e freddo d’un tratto…
pp.37 – 38
Non a caso, proprio mentre si appresta ad uscire dalla stazione dei treni, s’imbatte in un mondo popolato da contrabbandieri e da prostitute ed è proprio con una prostituta che trascorre la sua prima notte in città, alimentando notevolmente quel senso di nausea e di spaesamento. Allo stesso tempo, è proprio con la stessa prostituta che intreccia un legame di profonda amicizia – molto simile all’amore – essendo la sola persona che è stata capace a dargli una mano a trovare un posto dove alloggiare e un impiego, dopo che tutte le persone alle quali si era rivolto e alle quali era stato raccomandato, gli hanno letteralmente sbattuto le porte in faccia, comprese quelle conosciute nei salotti dove sperava di stringere legami capaci di fargli fare strada.
Inizia proprio così l’epopea di Luca, in una città gigantesca come Roma – uscita martoriata dalla guerra e ancora da ricostruire -, dove la politica socialista dell’epoca e le raccomandazioni la fanno da padrone, rappresentando una vera e propria arma di difesa e un passepartout in grado di far carriera e di ottenere tanti successi.
Come le foglie: una generazione appassisce e cade e già un’altra verdeggia. Così da tempi immemorabili, così ancora per altri tempi infiniti. Così erano caduto anche il padre e la madre, ma prima del tempo, uccisi dagli uomini, non dalla morte. A che cosa valeva il passaggio di una generazione se non preparava una vita migliore per la seguente? In questo avvicendarsi e in questo preparare e sacrificarsi l’uno per l’altro era il senso segreto della vita.
pp.143
E mentre Luca è alla ricerca del proprio posto nel mondo, spinto solo dall’ambizione e non dal bisogno di affermarsi, si rende conto di come possedere una libertà economica equivalga a raggiungere una libertà di espressione e di pensiero – perché inevitabilmente solo i soldi sembrano dare un senso e una dignità alla vita – e di quanto sia difficile vivere e stringere rapporti con gli altri, dal momento che spesso essi non sono mai come li conosciamo ma finiscono per riservarci quasi sempre sorprese poco piacevoli. E proprio questo, Luca lo ha imparato a proprie spese, perché tutte le vite che si sono incrociate con la sua, all’improvviso sono diventate divergenti.
E anche quando Luca si ritrova improvvisamente senza lavoro e incapace di trovare un nuovo impiego, si sente un essere inutile e superfluo, arrivando a pensare che si stava meglio quando c’era la guerra
Allora si sperava che presto finisse e si credeva che dopo sarebbe venuta festa per tutti. Io mi ricordo che quando andavo a letto pensavo sempre a quando sarebbe finita la guerra. E non vedevo l’ora che i giorni passassero e anche i mesi, per arrivare a quel giorno. E più quel giorno si faceva vicino più ero contenta. Ma adesso è così e nessuno pensa che debba finire.
pp.279
ma allo stesso tempo, cerca comunque di lottare contro la vita avversa e di sopravvivere come può alla miseria sempre più incombente perché dopotutto sono le proprie idee a dare vita all’assurdo mentre cerchiamo in ogni modo di aggirarlo, arrendendoci alla vita e alle sue logiche.
Prima di tutto pensiamo sempre a quello che deve venire, e poi, a che cosa serve? Solo quello che deve venire ha importanza.
pp.298
In questo romanzo dal titolo emblematico, pubblicato per la prima volta nel 1949, Dante Arfelli racconta uno spaccato neorealistico di quell’Italia post-bellica e di una generazione che ama la vita, ricerca una dignità ma si sente braccata dalle condizione avverse imposte dalla società.
Dante Arfelli, attraverso un tono amaro, spietato, malinconico, disperato ma nonostante tutto segretamente pieno di speranze e di aspettative per il futuro, dipinge i turbamenti dell’animo umano e racconta delle illusioni che svaniscono ma soprattutto della realtà che prende il sopravvento e che chiede di essere vissuta a tutti i costi.
I superflui, Dante Arfelli, Readerforblind, 2021 pp. 313.