Stanotte sono un’altra: il bellissimo memoir di Chelsea Hodson
Solitamente non utilizzo particolari metri di valutazione per comprendere se una lettura mi è piaciuta o meno, però ho provato comunque a stilare una serie di caratteristiche alle quali dovrebbe corrispondere un libro per poter affermare che mi è veramente piaciuto:
- La voglia di conservare il libro negli scaffali della mia libreria personale e, un giorno magari la relativa possibilità di volerlo e di poterlo riprendere in mano
- Le possibili domande e i dubbi che potrebbero sollevarsi a fine lettura e che non è detto vengano necessariamente sciolti nell’immediato
- La sensazione di avermi aperto la mente durante la lettura e instillato dentro cose e nozioni che prima non conoscevo
- Il desiderio che quel libro avrei voluto scriverlo io
- Il fatto di ripensare al libro durante la giornata e di non vedere l’ora di rituffarmi tra le sue pagine
- La voglia di iniziare un nuovo libro subito dopo aver finito quello precedente
Ecco, ripensando al libro Stanotte sono un’altra di Chelsea Hodson, appena pubblicato in Italia da Pidgin Edizioni, potrei tranquillamente affermare che risponde ad almeno cinque delle caratteristiche sopra elencate perché confesso di averlo trovato molto bello, sincero, brillante e soprattutto intelligente.
Non sapevo ancora chi fossi, ma vidi l’opportunità di diventare un certo tipo di donna. Il pericolo danzava verso di me. Io davo una risposta d’altro tipo.
pp. 9
Stanotte sono un’altra di Chelsea Hodson è, infatti, un libro che non può essere raccontato in poche righe ma sicuramente possiede ed evidenzia tanta personalità: una caratteristica che, di questi tempi, è abbastanza difficile da reperire visto che viviamo in una sorta di omologazione continua e ripetuta, nella quale tutti cercando di scopiazzarsi a vicenda e i libri sembrano raccontare tutti le stesse storie, dallo stesso punto di osservazione e attraverso il medesimo linguaggio.
Chelsea Hodson, invece, ha scritto un gran bel memoir nel quale fa confluire, con saggezza e sapienza, episodi personali, considerazioni sociali e riflessioni filosofiche, il tutto ricorrendo ad un linguaggio lirico ed evocativo che in più occasioni strizza l’occhio al poetico ma senza mai apparire melenso, patetico o peggio fuori luogo o contesto.
Che bello essere abbastanza giovane e ingenua da non sapere che può esserci di meglio. Mi innamoravo di chiunque avesse una cicatrice sul viso.
pp. 30
I sedici capitoli che compongono Stanotte sono un’altra di Chelsea Hodson, si alternano fra loro per lunghezza e per argomentazioni trattate. Alcuni capitoli, infatti, sono più lunghi, fluidi e discorsivi mentre altri sono composti da veri e propri frammenti che non passano inosservati per via della loro essenzialità e immediatezza. Sfido qualsiasi lettore a non rintracciare nelle parole di Chelsea Hodson qualcosa di simile e di comune con la propria esistenza.
Insomma, Stanotte sono un’altra è un memoir di rara bellezza, abbastanza imprevedibile e inafferrabile ma soprattutto non canonico che, personalmente, è un po’ l’idea che mi sono fatta della stessa Chelsea Hodson che ha fatto dell’arte, della scrittura e dei libri il fulcro principale della propria vita.
Lunga vita, dunque, agli editori indipendenti e coraggiosi come Pidgin che decidono di pubblicare libri ampiamente meditati, ben calibrati e che sono capaci di ruotare attorno alla verità e di manipolarla a proprio piacimento, senza mai provocare nel lettore quella ossessiva e pruriginosa domanda che lo spinge ripetutamente a chiedersi cosa è vero e cosa non lo è.
Stanotte sono un’altra, Chelsea Hodson, Pidgin Edizioni, 2022 pp.216. Traduzione Sara Verdecchia.