I Jolly di Las Vegas Edizioni: letture utili per non prendersi troppo sul serio
Non so voi ma personalmente la parola pamphlet mi incute sempre un certo terrore, sarà forse per via del termine di derivazione francese cosi aristocratico e pomposo o forse più semplicemente perché non adoro le prese di posizione assolute e un po’ cieche.
E pertanto solitamente, dai pamphlet ne sto alla larga o cerco di maneggiarli con moderazione e solo e soltanto quando l’argomento desta in me estrema curiosità ma non appena mi sono ritrovata fra le mani i primi due titoli – e al momento gli unici- che compongono la collana I Jolly curata da Las Vegas Edizioni, i miei intenti iniziali si sono sciolti come sculture di ghiaccio abbandonate in un deserto polveroso.
Caro scrittore in erba… e Ho sposato mia suocera (Memorie di un genero esaurito) sono infatti due libri diversissimi fra loro eppure in qualche modo simili poiché entrambi sono stati concepiti per non prendersi troppo sul serio e per dare sostegno e solidarietà a due ben distinte categorie di persone: gli scrittori in erba e i generi esauriti.
Sfido chiunque –scorrendo magari fra le proprie cerchie di amicizie virtuali e non- a riconoscere qualche propria conoscenza come appartenete ad una delle rispettive categorie, sempre a patto che non lo sia egli stesso uno scrittore in erba o un genero esaurito.
Caro scrittore in erba…, pubblicato nel dicembre 2013 è il primo libro inserito nella collana I Jolly, in cui Gianluca Mercadante –autore vercellese classe 1976 con ben nove pubblicazioni all’attivo- rivolgendosi ad un ipotetico aspirante scrittore –di cui presumiamo l’Italia sia zeppa- narra le mille sfide e peripezie affrontate per diventare uno scrittore facilmente reperibile fra gli scaffali delle librerie, svelando a noi lettori che abitiamo dall’altro lato della trincea, il complicato e imprevedibile mondo editoriale fatto spesso da contratti di pubblicazione impersonali e a pagamento, fantomatici uffici stampa e agenti letterari dispensatori di illusioni ma soprattutto di parole latitanti, che non ne vogliono proprio sapere di venir fuori e che relegano l’aspirante scrittore in uno stato catatonico da pagina bianca.
Quello di Gianluca Mercadante non è da considerarsi però un manuale per scrittori ma probabilmente un manuale di sopravvivenza, scritto proprio da chi da bambino è stato costretto a barattare il sogno di diventare un sub –a causa del suo panico innato verso l’acqua- con quello di diventare uno scrittore e nonostante Caro scrittore in erba… possa apparire un libro che potrebbe scoraggiare interi eserciti di aspiranti scrittori nostrani, in realtà proprio attraverso la sua ironia e la sua spontaneità, Gianluca Mercadante tutela il diritto alla passione e mette in guardia –senza indossare mai i panni del Gabibbo di turno e senza erigersi a paladino assoluto della categoria- dai numerosi furfantelli che popolano il mondo editoriale.
E in fondo cari aspiranti scrittori o scribacchini, se il vostro libro non dovesse mai vedere la luce per mille svariate ragioni, ponetevi qualche domanda ma soprattutto ricordatevi che:
Uno scrittore, un vero scrittore, bada soltanto a scrivere. Quando termina un libro, un vero scrittore già pensa a scrivere un successivo, indipendentemente dalle proiezioni dei vostri uffici marketing, indipendentemente dall’essere stato pubblicato o meno. Le sue parole, edite o inedite, lette o non lette, devono per loro natura, per loro necessità vitale uscirgli dalla penna e perciò gli sopravviveranno. In libreria o dentro una cantina, spolverate ogni fine settimana da una brava massaia o ammuffite e maleodoranti, appallottolate in chissà quale remoto angolo della fogna in cui sono rotolate.
Ben diverso è invece il contesto in cui nasce e si sviluppa Ho sposato mia suocera (Memorie di un genero esaurito) -esordio narrativo dello scrittore torinese Stefano Grimaldi pubblicato lo scorso marzo- che ci rammenta in chiave esasperata e ironica di come tutte le cose belle non sopravvivono a lungo poiché ci sono cose che iniziano con il piede sbagliato e si portano addosso sin da subito il peso dell’imminente fallimento, esattamente come alcune storie d’amore che magari iniziano con un matrimonio da favola con tanto di ricevimento reale e finiscono poi in una squallida e anonima aula di tribunale.
Questo è più o meno il caso di Stefano Grimaldi e del suo logorante rapporto con sua suocera poiché decidendo di sposare Clara, ha inevitabilmente sottoscritto una dichiarazione di guerra con sua madre –una donna di mezza età insolente e chic, amante del lusso e della ricercatezza e il cui unico obiettivo è far saltare i nervi a chiunque graviti nella sua orbita- con tanto di battaglie epiche combattute fuori e dentro le mura di casa, rilevanti avanzate e vili ritirate nelle rispettive trincee.
Sono certa che in molti –nuore e generi- dopo aver letto Ho sposato mia suocera (Memorie di un genero esaurito) si sentiranno sollevati e si diranno magari pronti ad esprimere con più coraggio e convinzione il proprio disappunto nei confronti della madre del rispettivo partner poiché questo piccolo libricino fa sorridere e riflettere allo stesso tempo e permette di rivedere il proprio rapporto familiare sotto una luce nuova e scovare magari nuovi spunti per digerirlo.
Dunque, non meravigliatevi o spaventatevi se magari domani, dopo aver letto I Jolly di Las Vegas Edizioni vedrete formarsi intere class action di aspiranti scrittori e di generi esauriti pronti a portare in piazza la loro personale ma condivisibile battaglia.
E fidatevi, questo è solo l’inizio.
Caro scrittore in erba…, Gianluca Mercadante, Las Vegas Edizioni, 2013 pp.132.
Ho sposato mia suocera (Memorie di un genero esaurito), Stefano Grimaldi, Las Vegas Edizioni, 2015 pp.118.