Evelyn: un racconto giovanile e fuori programma di Jane Austen
Finalmente faccio “coming out” dicendo che purtroppo, prima di Evelyn non avevo mai letto nulla di Jane Austen – sono pronta ad accettare le feroci critiche, le accuse e le lapidazioni di massa che sono certa pioveranno – e appena mi è stato proposto di leggere questo raccontino giovanile – tra l’altro lasciato incompiuto dall’autrice alla ventunesima pagina – contenuto nel terzo volume dei racconti giovanili intitolati Juvenilia, ho accettato con un misto di curiosità, entusiasmo e incertezza, semplicemente per paura di non essere totalmente pronta a leggere qualcosa di Jane Austen.
Ora, sono consapevole che la lettura dei racconti non è probabilmente il modo migliore per approcciarsi a Jane Austen poiché bisognerebbe forse iniziare da Persuasione o da Northanger Abbey come consiglia la fidata collega Manuela di Ophelinha Pequena (che tra le tante cose è reduce da questo interessante “pellegrinaggio austeniano“) o da Orgoglio e Pregiudizio o addirittura da Emma, come invece consiglia di fare l’altra collega Valentina di Peek a Book, entrambe esperte di massimo livello in materie “austeniane”.
Ovviamente, non avendo letto mai letto nulla prima d’ora di Jane Austen, non possiedo un vero e proprio metro di paragone per misurare Evelyn ma leggendo in tutta la sua lampante brevità questo libricino ho compreso che Jane Austen possiede uno spiccato senso dell’ironia e una voglia quasi irrefrenabile di ribaltare e dissacrare gli schemi e i preconcetti dell’epoca e in qualche modo Evelyn, databile fra il 1787 e il 1793, fa probabilmente da precursore ai temi e alle peculiarità tipiche della narrativa futura della scrittrice dell’Hampshire.
Il protagonista di Evelyn è Frederick Gower, un uomo borghese, cinico ed egoista, totalmente intento e assuefatto nell’accumulare beni e proprietà e molto sicuro della salda posizione socio-economica rappresentata, che giunge per caso in uno dei villaggi più belli di tutta l’Inghilterra, abitato da famiglie gentili e generose:
In una zona isolata della contea del Sussex esiste un villaggio (per quanto posso saperne) chiamato Evelyn, ed è forse uno dei più bei luoghi nel sud dell’Inghilterra. Un gentiluomo, attraversando quel posto a cavallo circa vent’anni fa, ebbe la mia stessa impressione, tanto che decise di fermarsi in una piccola birreria locale e, con grande decisione chiese se vi fosse una dimora da prendere in affitto nelle vicinanze.
che si invaghisce di una locandiera e la sposa, facendosi consegnare dai suoi familiari tutto il denaro e tutte le proprietà in loro possesso:
…e se loro volessero rendere completa la prodigalità dimostratami, non avrei null’altro da desiderare che ricevere in sposa la loro figlia maggiore, accompagnata da una considerevole dote.
e ovviamente l’epilogo – pur trattandosi di un racconto incompiuto – non è poi molto difficile da immaginare.
Cosi Jane Austen, distrugge e contrappone alla figura del gentiluomo dolce e romantico – particolarmente amato e apprezzato dalla narrativa dell’epoca – il rozzo e opportunista Frederick Gower che insieme al villaggio di Evelyn diviene l’emblema dell’assurdità e del grottesco che si cela dietro le apparenze, rendendo così tutto molto anticonformista, sovversivo e ironico.
Lo stile innovativo, tagliente, arguto e disincantato di Jane Austen permette di rendere insolite anche le cose più comuni mentre l’assenza di sentimentalismo e di compassione, rendono la scrittrice inglese una sorta di eroina moderna e rivoluzionaria e non a caso le sue opere, le sue espressioni e il suo stile sono ancora oggi ampiamente citati e fonte di ispirazione nei più disparati campi artistici.
Un complimento particolare va alla Rogas Edizioni che attraverso la collana Darcy, sta riportando in vita classici inglesi dimenticati o ormai introvabili – che lentamente mi piacerebbe recuperare – e che nel caso di Evelyn di Jane Austen, ha dato alle stampe un libricino davvero molto speciale, tradotto e curato da Adalgisa Marocco e impreziosito dal testo inglese a fronte.
E per approcciarmi per la prima volta alla narrativa di Jane Austen meglio di cosi non potevo davvero chiedere, ora sarà probabilmente compito mio recuperare man mano il resto della narrativa “austeniana”, vero gente?
Evelyn, Jane Austen, Rogas Edizioni, 2015 pp.77. Traduzione Adalgisa Marocco.
Che bello avere una ‘prima volta’ con una scrittrice come Jane Austen (se penso a tutti gli scrittori che vorrei leggere e non ho letto mai mi vengono i brrrrividi).
Comunque normalmente consiglio di partire da Orgoglio e Pregiudizio, ma nel tuo caso specifico, conoscendo un po’ (un po’, eh) i tuoi gusti, mi sono permessa di consigliarti quei due romanzi…spero di aver fatto centro.
Detto ciò scappo a recuperarmi il raccontino, buona giornata*
Ahahah, prendo nota dei consigli e soprattutto grazie. Per me leggere Jane Austen è stato come addentrarmi in un terreno del tutto impervio e imprevedibile. 🙂
Ho letto due libri della Austen e me ne sono pentita (se leggessero le due nostre colleghe!). Che fatica arrivare alla fine! Trovo interessante l’idea di fondo: ogni donna ha il diritto di scelta. Solo che non mi vanno giù queste protagoniste perfette, sempre a dire e fare la cosa giusta, così pie, premiate in ogni caso.
Ci metto una pietra sopra.
Si, credo che la lettura della Austen richieda una buona predisposizione d’animo e una buona immedesimazione nei personaggi e nelle storie, ecco perché la lettura delle opere di questa autrice mi ha sempre un pochino spaventata.
Come dicono i francesi, vive la différence, che se a tutti piacessero gli stessi autori e gli stessi libri sai che noia..
Un bacio a tutte e 2
Ricambio il bacio e quoto in pieno ciò che scrivi. Viva le differenze, sempre e comunque! 🙂