Solo rumore di Juliann Garey ovvero quando la musica si trasforma in un confuso frastuono
Immaginate per un istante di essere o di possedere tutto ciò che avete sempre desiderato nella vostra vita: i soldi, il successo, la fama, la gloria, la donna o l’uomo dei vostri sogni, una bella auto o una bella casa o più semplicemente una bella famiglia – con tanto di prole intelligente, ben educata e con un futuro luminoso dinanzi – o addirittura un buon lavoro, magari come produttore cinematografico proprio ad Hollywood, dove le star fanno la fila dinanzi al vostro ufficio nella speranza di ottenere un ruolo nel vostro prossimo film in produzione e dove quotidianamente fate scelte, muovete pedine e spostate grandi somme di denaro, dettando legge sul mercato cinematografico e facendo pendere dalle vostre labbra tutti gli addetti ai lavori.
Allo stesso tempo, provate ad immaginare per un solo istante, di non essere mai riusciti a fare i conti con il vostro passato e soprattutto con un padre totalmente inadeguato che oltre a perdere ogni impiego, ha fatto di tutto per distruggere la serenità familiare, rovinando la vostra vita e quella della vostra amata madre e dal quale avete inaspettatamente ereditato un grave disturbo bipolare.
…il sangue è una forza con cui bisogna fare davvero i conti.
Il mio presente è un groviglio di tutti gli errori, i passi falsi, i contributi di dubbia qualità al patrimonio genetico e i cattivi investimenti fatti dai miei gentiori, nonni, bisnonni e bis-bisnonni.
Ecco, solo ora, potete davvero comprendere Greyson Todd – il protagonista di Solo Rumore, il primo romanzo di Juliann Garey – e il suo mondo: un produttore cinematografico apparentemente brillante, caparbio e senza scrupoli ma che invece dentro crolla a pezzi esattamente come un edificio marcio.
Non posso più fingere di essere la persona che credono che sia. Lentamente, col tempo, come carta da parati, il volto che ho mostrato al mondo si è staccato. Sono un edificio pronto alla demolizione. Condannato. Ho tentato per molto tempo di nasconderlo, di mostrare solo i lati migliori di me, nella luce più lusinghiera, all’ora migliore del giorno.
Ed è proprio per questo motivo che, in una tiepida sera di settembre, Greyson Todd – ormai esausto e accecato dal suo malessere – decide di abbandonare sua moglie e la loro bellissima figlia di otto anni:
Alcune persone non dovrebbero fare i genitori. L’ho semplicemente scoperto col tempo. Non posso più tollerare la moltitudine di responsabilità, le feste di compleanno e le riunioni con gli insegnanti, le partite di calcio e i saggi di danza. E altrettanto intollerabile è il soffocante senso di colpa che ti prende quando non partecipi a queste cose. Non sopporto di deludere le persone. Perciò meglio scomparso che assente. È l’unico modo che ho per amarla.
Ovviamente, Greyson Todd non ha una meta precisa da raggiungere o un piano da eseguire e per questo motivo che inizia a vagare per il mondo:
Dove vado e a che ore ci arriverò è assolutamente irrilevante. Non sono mai nel posto giusto. Il presente, il qui, è solo un veloce pit stop tra il ricordo (che in realtà è il pentimento) e la terrificante speranza che là potrebbe essere meglio, anche se so che non sarà così.
come se tutto questo potesse aiutarlo a pensare meno al suo disagio interiore, che da quando è fuggito di casa ha inspiegabilmente assunto invece altre e ben diverse tonalità:
Le parole mi vorticano in testa. Pazzo. «Pazzo», mi chiamano. Sì, sono pazzo, sì, sono pazzo… Sì. Sono. Pazzo…
Ed è così che succede. Come un disco rotto, curvato e graffiato. Un tempo ero musica, ora sono solo rumore.
Mantenere i piedi a terra e cercare una sorta di stabilità è per Greyson Todd praticamente impossibile e così, mentre il suo mondo continua a sprofondare e il ricordo di sua figlia si fa sempre più fluido ma comunque doloroso, l’uomo decide di lasciare libero sfogo al suo malessere affinché prenda la sue naturali sfumature o almeno così va fin quando – dieci anni dopo – si rende conto che è giunto finalmente il momento di provare a fare qualcosa di concreto per se stesso e per quella manciata di ricordi che il suo cervello è riuscito ancora a trattenere.
Mi sono sempre chiesto come fare a capire di aver toccato il fondo. In un certo qual modo il costante terrore di restare lì sospeso dopo che il fondo mi è franato sotto i piedi mi è sempre apparso più scontato – un passo oltre, una sensazione più ovvia rispetto alla consapevolezza di averlo raggiunto. Specialmente la prima volta.
Greyson Todd è consapevole del fatto che anche questo sarà un processo lungo, doloroso e molto delicato e nessuno sa bene dove condurrà, l’importante è comunque incamminarsi e affidarsi a qualcosa ma tutto però, può apparire maledettamente più semplice, se dall’altra parte c’è qualcuno pronto a tenderci la mano e a ricordarci che c’è sempre un valido motivo per provarci.
Solo rumore è un libro crudo, doloroso e pieno di sfaccettature che inevitabilmente sollevano domande e piccoli aspetti che ognuno di noi – ne sono certa – ha in qualche modo provato almeno una volta nell’arco della propria esistenza e nonostante la durezza del libro, la scrittura di Juliann Garey è assolutamente delicata e allo stesso tempo dinamica, in grado di coinvolgere e trascinare il lettore da una meta all’altra o più semplicemente da un capitolo all’altro, rigorosamente organizzati attraverso una sorta di salti temporali fra passato e presente.
Inoltre, Juliann Garey attraverso il suo Solo rumore ci ricorda che, se è vero che la felicità è uno stato così complesso e difficile da raggiungere, possiamo già ritenerci soddisfatti se siamo persone in grado di riuscire a provare anche solo delle semplici emozioni, belle o brutte che esse siano.
Non tutti riescono a provare emozioni profonde come le tue. Le persone, i loro sentimenti sono… noiosi, insipidi. Non capiranno mai cosa significhi leggere una poesia e avere la sensazione di volare, o vedere un pesce che sanguina e provare un dolore che manda il cuore in mille pezzi. Non è una debolezza…
Songtrack:
Solo rumore, Juliann Garey, Clichy, 2016 pp.375 . Traduzione Leonardo Taiuti.