John Fante attraverso le lettere inviate a sua moglie Joyce e al suo mentore H.L. Mencken
Tesoro, qui è tutto una follia (Lettere dall’Europa 1957- 1960) è un libricino di circa 90 pagine – pubblicato nel 1999 da Fazi Editore – contiene alcune delle lettere spedite da John Fante a sua moglie Joyce, tra il 1957 e il 1960, ovvero durante i suoi periodi di soggiorno in Europa – fra Roma, Napoli e Parigi-, effettuati per lavorare a capofitto su alcuni interessanti progetti cinematografici.
Dalle missive inviate oltreoceano nella sua casa di Malibù, si evince sia l’emozione di essere in Italia – considerata sempre come la sua terra d’origine – e allo stesso tempo, il fastidio e la frustrazione provata nel trovarsi in un luogo nel quale non esistono regole e nel quale il comportamento degli italiani supera di gran lunga la pazienza dello scrittore, poiché nonostante la loro proverbiale cortesia, l’empatia e la gentilezza, gli italiani gli appaiono infatti come degli attaccabrighe, scansafatiche, inaffidabili e soprattutto sbandati e pericolosissimi alla guida delle piccole automobili Fiat.
Dalle esperienze descritte a sua moglie e ai suoi figli, John Fante sembra preferire di gran lunga Napoli a Roma, perché nonostante il lerciume e l’immensa povertà riscontrata in ogni angolo della città partenopea, finisce comunque per apprezzarne i prezzi bassi, il buon cibo, l’ottimo vino e soprattutto le belle donne che nonostante le loro forme sgraziate e il loro abbigliamento trasandato, sembrano possedere qualcosa di materno e di dannatamente angelico.
E così, John Fante invia continui aggiornamenti a sua moglie Joyce, circa il suo stato di salute e soprattutto sul suo lavoro, trascorre infatti tutto il tempo a scrivere le sue sceneggiature – nella speranza di ritornare presto a casa, da sua moglie, dai suoi figli e nella sua adorata casa – e ad incontrare registi e produttori italiani e europei, a bere e a mangiare nelle tante trattorie e osterie e soprattutto, ad acquistare le edizioni europee dei suoi libri.
In alcuni frammenti delle lettere, John Fante appare davvero felicissimo ed entusiasta di essere in Italia e non disdegna un ipotetico trasferimento dell’intera famiglia Fante nella sua terra d’origine mentre in altri frangenti, appare desideroso di fuggire dall’Italia una volta per tutte.
Ciò che però colpisce maggiormente e traspare in modo nettissimo, è l’amore che questo scrittore italo-americano nutriva nei confronti di sua moglie e dei suoi figli ma soprattutto, nei confronti del suo lavoro e forse è stata proprio questa sua umanità e questa sua sensibilità, a renderlo uno scrittore davvero unico nel suo genere.
Di tutt’altra natura è invece il libro, Sto sulla riva dell’acqua e sogno (Lettere a Mencken 1930 – 1952) – pubblicato sempre da Fazi Editore nel 2001 – raccoglie invece il fitto scambio epistolare fra un giovane e acerbo John Fante, intento ad inviare in giro per le varie redazioni i suoi primi racconti e i suoi manoscritti e il suo mentore assoluto ovvero il critico letterario H.L. Mencken e ciò che traspare da queste lettere è assolutamente prezioso, suggestivo e unico nel suo genere poiché i temi trattati sono densi di profondità, di onestà e di sincerità e spaziano davvero su diversi fronti, mettendo sempre e comunque la letteratura al centro di tutto il resto.
In quel periodo, H.L. Mencken è di molti anni più grande e più adulto di John Fante e dall’alto della sua esperienza e della sua professionalità poiché all’epoca direttore della prestigiosa rivista American Mercury, incita il giovane aspirante scrittore di Denver a continuare comunque a scrivere – nonostante i rifiuti e nonostante le mancate pubblicazioni da parte delle riviste e degli editori – perché se scrivere è realmente la sua strada e il suo obiettivo di vita, deve dedicare a questa arte, ogni singolo respiro e ogni goccia del suo sudore e solo la costanza e la tenacia, possono essere gli elementi chiave capaci di aiutare a perseguire il proprio obiettivo.
Inoltre Mencken, è davvero curioso e realmente interessato a leggere tutto il materiale di cui John Fante lo inonda periodicamente, perché è consapevole che quel ragazzotto italo-americano, dietro a quella spessa e bizzarra coltre fatta di fame, di povertà e segnata dalle mille tribolazioni compiute per diventare uno scrittore affermato, ha davvero qualcosa di speciale e sicuramente, non è da tutti riuscire a conciliare il sentimentalismo più puro e genuino con la drammaticità più autentica.
Sarà infatti proprio H.L. Mencken a fornire a John Fante, alcuni preziosissimi suggerimenti e alcuni consigli impagabili che ben presto lo condurranno prima alla pubblicazione dei primissimi racconti sulle principali riviste americane e successivamente agli anticipi versati dagli editori per i suoi primi manoscritti, che vedranno finalmente la luce e che riusciranno poi a giungere sino ai nostri giorni.
John Fante dal canto suo, nutrirà per H.L. Mencken un senso di profondo rispetto e di assoluta fiducia per tutta la sua intera esistenza e non a caso, lo indicherà come proprio mentore personale, ne tesserà le lodi in qualsiasi occasione e in alcuni periodi della sua vita, tenterà persino di emularlo – pettinandosi allo stesso modo o iniziando a fumare il sigaro -, fin al punto di dedicargli uno dei suoi libri più celebri e più riusciti ovvero Full of life ma soprattutto, John Fante riuscirà ad aprirsi in modo libero e totalitario con H.L. Mencken, arrivando persino a raccontargli episodi personali come l’incontro con sua moglie Joyce e il successivo matrimonio o addirittura episodi familiari complessi e contorti, come sempre legati a quella figura paterna tanto odiata e contemporaneamente tanto amata.
E poi, il fatto che H.L. Mencken e John Fante, nonostante la lunga corrispondenza durata oltre vent’anni, non si incontrarono mai dal vivo, rende questa raccolta epistolare ancora più bella, più preziosa e più sincera e dimostra di come il talento e la potenza narrativa di John Fante, abbiano subito una valida e preziosa direttiva riuscendo a giungere poi intatti e immacolati sino ai giorni nostri.
Tesoro, qui è tutto una follia (Lettere dall’Europa 1957- 1960), John Fante, Fazi Editore, 1999 pp.87. Traduzione Alessandra Osti.
Sto sulla riva dell’acqua e sogno (Lettere a Mencken 1930 – 1952), John Fante, Fazi Editore, 2001 pp. 159. Traduzione Alessandra Osti.