La memoria di Old Jack di Wendell Berry: quando il ricordo sopravvive alla morte
Nascere e crescere in una piccola comunità, spesso può essere considerata una limitazione e uno svantaggio – per alcuni, simile ad un difetto o ad una malformazione fisica – poiché vi è una maggiore chiusura mentale e una notevole riduzione delle possibilità – spesso addirittura pari allo zero – rispetto alla città inoltre il proprio vissuto e il proprio operato, risultano costantemente sotto il giudizio altrui poiché: tutti si conoscono e tutti si sentono in diritto di dire la propria.
Fortunatamente non è così per tutti, dal momento che per alcuni, l’appartenenza ad una piccola comunità equivale ad una piccola fortuna, visto che saranno proprio quei luoghi e quelle persone a vederti nascere e a vederti crescere e pertanto tutti i legami stretti con i propri luoghi e con le persone che vi abitano, risultano fondamentali nella propria formazione e saranno sempre e per sempre, come dei fari in mezzo alle numerose tempeste della vita.
Ogni volta che mi ritrovo a leggere un libro di Wendell Berry è questa la sensazione che avverto e mi sento quasi come l’impicciona di turno che senza pudore né riguardo, si mette a spiare dal buco della serratura l’intimità di una casa nella quale non è stata chiamata ad abitare poiché Port William – l’immaginaria località del Kentucky nella quale Wendell Berry ambienta le sue storie – per me non è un semplice luogo, bensì è una grande casa nella quale coabitano tutti gli abitanti di quella specifica comunità e poco importa se hanno caratteri differenti, se appartengono a nuclei familiari diversi o se fra alcuni di loro non corre buon sangue, poiché ognuno di loro è complementare all’altro ed è necessario per la buona riuscita del quadro.
E questo lo sa bene Jack Beechum, che grazie alla sua veneranda età e alla sua lunga esperienza, ne ha davvero viste di tutti i colori e ora che si ritrova vecchio, acciaccato e confinato nell’hotel cittadino in semplice attesa della morte, ripercorre la sua intera esistenza e inevitabilmente le sue vicissitudini personali, si incrociano con quelle dell’intera comunità di Port William, nella quale Jack Beechum ha sempre vissuto e in mezzo alla quale continuerà a vivere il suo ricordo, anche se gli abitanti non saranno più gli stessi dopo la sua dipartita e temono segretamente una sorta di sgretolamento.
Dopo che sei durato abbastanza a lungo muori, e va bene così.
Eppure la vita di Old Jack non è mai stata facile o semplice poiché la sua intera esistenza è stata segnata dai lutti, dalle perdite, dai fallimenti, dal rammarico, dal dolore e dalla malinconia eppure il suo carattere forte e determinato, il duro lavoro nei campi e l’affetto della comunità di Port William, gli hanno donato la forza necessaria per sopportare tutto e per continuare ad andare avanti, nonostante tutto.
Old Jack non ha avuto rimpianti né ha desiderato una vita più facile. Una volta imboccato quel solco non si è voltano indietro, anche se ha capito che alla fine sarebbe diventato profondo come una tomba.
E così, ben presto, Old Jack diventa un po’ il centro della comunità di Port William, dal momento che oltre ad essere un gran lavoratore e un uomo con i piedi per terra, è pure un ottimo amico e compagno, un mentore e un bravo custode e poco importa se il suo presente è inconsistente e il suo futuro appare piuttosto vacuo e incerto, poiché lui ha nelle mani il suo passato e quello nessuno può sottrarglielo o rovinarglielo.
La mente di Jack si era formata ben prima dell’epoca in cui le cartine geografiche erano diventate comuni, e molto tempo prima dell’era delle vedute e delle fotografie aeree. Perciò il suo ricordo della fattoria non fu mai quello astratto di chi osserva dall’alto, ma di chi si trova a livello del terreno, prossimo all’occhio come alla mano.
E anche se il suo passato è tempestato di episodi dolorosi che a distanza di anni ancora lo feriscono – come ad esempio il matrimonio con una donna fredda e distaccata che ha sempre odiato la natura semplice e frugale di Old Jack e che anzi ne ha continuamente sottolineato la mancanza di ambizioni o come il rapporto praticamente inesistente con la loro unica figlia – e la sua vita è stata sempre contraddistinta da un’eterna lotta fra sfida e rammarico, Old Jack continua a portare il peso del suo mondo come un fardello e continua a rimanere fedele a tutto ciò che realmente gli appartiene.
Un individuo, pensa Old Jack, non può fare a meno di essere ignorante, ma non per questo deve essere uno stupido. Lui può sapere qual è il posto della sua vita, rimanervi vicino ed essergli fedele.
E forse, Old Jack dovrebbe essere un po’ l’esempio per tutti noi che quotidianamente ci affanniamo per raggiungere obbiettivi che probabilmente non miglioreranno noi stessi ma piuttosto miglioreranno semplicemente la visione che gli altri hanno di noi e poco importa se ci allontaniamo dalle cose vere e che contano veramente.
Wendell Berry con questo suo La memoria di Old Jack, ci regala ancora una volta uno spaccato eccezionale e caloroso di Port William e dei suoi abitanti, ci ricorda della bellezza e dell’importanza della vita frugale e agreste e inoltre grazie alla sua scrittura, a tratti poetica e profondamente ispirata, ci racconta una storia vera, fatta d’amore e di eterna fedeltà non solo verso alcune delle persone incontrate lungo il proprio cammino ma anche verso i luoghi abitati ma soprattutto verso la terra battuta dai propri piedi.
La memoria di Old Jack, Wendell Berry, Lindau Edizioni, 2016 pp.237. Traduzione Vincenzo Perna.