Crepuscolo di Kent Haruf: un antidoto contro gli affanni della vita
Ci sono libri dai quali non riesci facilmente a distaccarti e il solo pensiero che ci siano loro ad attenderti a casa, ti riscalda il cuore e ti fa stare bene perché non vedi davvero l’ora di mollare tutto ciò che stai facendo fuori casa – lavoro, studio e impegni vari – per correre a casa, riparandoti dal freddo e immergerti finalmente nella storia che stai leggendo e per restare, più a lungo possibile, in compagnia dei suoi protagonisti.
Sensazioni del genere mi capitano davvero con pochissimi libri ma quando succede, sono più che certa che quello che sto leggendo è davvero un grande libro e il suo ricordo, persisterà a lungo nella mia mente anche dopo aver girato l’ultima pagina.
Questo, è quello che mi è capitato leggendo Crepuscolo – l’ultimo capitolo della Trilogia della Pianura – di Kent Haruf, poiché in ogni singolo istante trascorso lontano dal libro, il mio pensiero correva continuamente al libro e in modo particolare ai fratelli McPheron, anzi ad uno dei due in modo specifico: Raymond McPheron.
Se dai libri di Kent Haruf vi aspettate storie travolgenti, amori appassionati, particolari rivelazioni oppure trucchi e segreti per stare al mondo, vi anticipo già che avete sbagliato totalmente autore poiché sarebbe meglio accaparrarsi il best-seller strappalacrime del momento oppure uno dei tanti libri scritti da un qualche motivatore reduce da qualche clamoroso successo imprenditoriale.
La scrittura di Kent Haruf infatti non fa sconti a nessuno, poiché parla solo ed esclusivamente di vita vera e come tutti purtroppo già sappiamo, la vita vera è fatta da gioie e dolori che vanno accolti, affrontati, canalizzati e possibilmente messi a frutto. A meno che non si è Hoyt Raines – uno dei tanti protagonisti di Crepuscolo – e si è comunque destinati all’eterna dannazione.
Eh già, perché alcune delle storie narrate in Crepuscolo – che Kent Haruf, da abile maestro, finisce per fare inevitabilmente intrecciare fra loro – fanno male al cuore e all’anima, eppure la sua penna – che non condanna o giudica mai i protagonisti delle varie vicende narrate – cerca di renderle più lucide, più oneste e più franche, arrivando persino a far toccare con mano il vero dolore e mostrando contemporaneamente una sorta di luce o almeno uno spiraglio poiché anche il male è capace di generare bene anche se sulle prime, è praticamente impossibile scorgerlo.
Eppure la vita vera e in particolare le storie narrate da Kent Haruf, sono piene di infinite possibilità e lo sanno bene i vari protagonisti, come ad esempio Mery Wells che dopo tanta sofferenza, cerca di ricominciare una vita altrove insieme alle sue due bambine oppure Victoria Rubideaux che cacciata giovanissima di casa a causa della sua gravidanza, trova due fratelli apparentemente solitari e impacciati, pronti ad accoglierla e a provvedere al suo destino e a quello della sua figlioletta Katie, o addirittura, lo sa Rose Tyler che quotidianamente è costretta a curare e ad assistere a storie familiari dolorosissime, che giorno dopo giorno, scavano solchi profondi nella sua anima seppur sempre molto combattiva.
Accontentati di ciò che hai e non te la prendere, dico. Qualcuno una volta l’ha detto a me.
Le storie di Kent Haruf non hanno quasi mai il lieto fine ma guai a definire tristi i suoi libri perché la tristezza è tutt’altra cosa, dal momento che, non offrirebbe vie d’uscita o possibilità alternative mentre Kent Haruf, attraverso la sua scrittura priva di fronzoli o di fastidiosa retorica, lo fa continuamente e garantisce al lettore, punti di osservazione diversi per comprendere meglio la loro natura, arrivando a scavare nell’intimità dei protagonisti e arrivando alla radice del singolo malessere.
Dopo aver terminato la lettura di Crepuscolo ci si sente suotati perché ci si affeziona ai protagonisti delle storie narrate da Kent Haruf così come ci si affeziona alla sua penna e alle sue parole, a tal punto da volerle sempre accanto, non tanto come guida o come antidoto ai dolori bensì come un vero e proprio balsamo curativo da applicare sopra le ferite o sopra le cicatrici, per accettarle e per curarle meglio.
Crepuscolo, Kent Haruf, NN Editore, 2016 pp.315. Traduzione Fabio Cremonesi.