Il padre d’inverno di Andre Dubus: scrivere racconti per sopravvivere alla ferocia della vita

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Scrivere racconti è molto più difficile che scrivere un romanzo vero e proprio perché con i romanzi puoi allungare, espandere e dilatare i tempi mentre con i romanzi non accade la stessa cosa: hai poco tempo a disposizione, bisogna focalizzare tutto al massimo ma soprattutto bisogna far accadere tutto, nel minor numero di pagine possibili poiché tutti i frammenti e tutti gli istanti descritti devono irrimediabilmente esser capaci di diventare vite intere.

Il problema è che ogni vita – anche quella che apparentemente non meriterebbe nemmeno di essere vissuta per quanto è complessa e disastrata – è fatta anche di ombre e le ombre esistono perché devono sottolineare sempre l’importanza della luce ma fortunatamente ci sono scrittori che oltre ad avvertire la necessità impellente di scrivere, quasi come se le parole fossero un rigurgito spontaneo a tutte le esperienze vissute, cercano di scavare all’interno delle ombre per provare a far penetrare la luce e lo fanno solo perché amano i personaggi delle storie narrate, anche quando fuoriesce solo il loro lato peggiore.

Andre Dubus, ad esempio, è uno di loro perché la sua scrittura limpida, onesta, brutale è capace di esplorare l’animo e i sentimenti umani al pari di poche altre penne ed ecco che, all’improvviso, le vite comuni di una qualsiasi provincia americana, di una qualsiasi epoca storica, diventano piene di sfaccettature e di sfumature impossibili da trascrivere.


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Eh già, perché leggendo i racconti di Andre Dubus ci si sente quasi di troppo e allo stesso tempo però, non si può fare a meno di osservare curiosamente, peggio di un bambino che ficca la sua testolina tonda all’interno di un cesto pieno di coloratissimi giocattoli.

E leggere Il padre d’inverno è un po’ come farsi gli affari dei protagonisti e ritrovarsi così, in mezzo a storie qualsiasi di matrimoni, di divorzi, di lutti e di tradimenti e il tutto mentre la provincia americana fa da sottofondo, incurante di tutto il resto, e mentre la vita continua ad assestare i propri inesorabili colpi simili a scosse sismiche in grado di destabilizzare tutto.


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Andre Dubus, da scrittore di razza estremamente ruvido ma dall’animo sensibile, fotografa gli attimi in cui tutto accade riuscendo addirittura a risalire all’origine del malessere dei protagonisti dei suoi racconti e lo fa in modo spontaneo e del tutto naturale poiché dietro quella scorza fatta di tristezza e di malinconia, elementi di cui sono intrisi tutti i suoi racconti, continua a muoversi la vita peggio di un fiume in piena che trascina tutto via con sé.

Il padre d’inverno, Andre Dubus, Mattioli 1885, 2012 pp.181. Traduzione Nicola Manuppelli.

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