Libri: Torino contro Milano in una guerra di becero campanilismo?
I campanilismi mi hanno sempre fatto sorridere molto, perché mi fanno pensare ad una sorta di stoltezza ancestrale che è incapace di fare alzare lo sguardo oltre le punte delle proprie scarpe. Per quello che mi riguarda, cerco di non fare quasi mai del becero campanilismo, nonostante vivo molto a sud dello Stivale e nonostante, da secoli, esistono luoghi comuni e sberleffi vari inerenti a questa mia particina di mondo. Sono anni ormai, che ne sento di tutti i colori su cose che ormai non mi va più nemmeno di ripetere, perché hanno smesso di fare male e perché si è più volte dimostrato che ogni mondo è paese.
Non posso e non voglio mai credere che ci sia qualcosa meglio di qualcos’altro e viceversa. Semmai, mi piace pensare che ci sono pregi e difetti in ogni cosa e che niente è mai assoluto. Mai.
Torino vs Milano
Nei giorni scorsi, a Torino, si è tenuto l’ormai celebre e rituale Salone Internazionale del Libro che ogni anno celebra i libri e la lettura e accoglie un numero infinito di editori, di autori, di lettori o di semplici curiosi e ogni anno, a suo modo è un successo, soprattutto perché in Italia, le statistiche legate ai libri e alla lettura, fanno a dir poco impallidire e scoraggiare. Ma tranquilli, qui non parleremo né delle statistiche e né tanto meno della manifestazione in sé per sé, perché io purtroppo quest’anno non ero presente e pertanto, i resoconti dettagliati e precisi e le impressioni a caldo e poi a freddo, le lascio fare a tutti quelli che erano presenti, compresi i miei tanti bravissmi colleghi che erano realmente presenti.
Questo post apparentemente nonsense, nasce solo per dire che, mentre ero a casa mia a vedere foto degli stand e a leggere post e commenti legati al Salone Internazionale del Libro di Torino, oltre a rodermi il fegato per la mia assenza dovuta a motivi personali e oltre agli innumerevoli complimenti rivolti a Nicola Lagioia – scrittore italiano e dal 2016 anche direttore della manifestazione torinese – mi è capitato più volte di leggere frecciatine rivolte a Milano e alla sua Tempo di Libri, la manifestazione svoltasi lo scorso aprile proprio nella città meneghina, che doveva essere una sorta di concorrente, più o meno leale, della manifestazione torinese. Inutile dire che sono usciti commenti di varia natura, spesso un po’ antipatici e presuntosi e la cosa curiosa è che, nella maggior parte dei casi, venivano avanzati proprio dagli addetti ai lavori che, secondo il mio modesto parere, dovrebbero essere imparziali, neutrali e comunque sopra le parti. Personalmente, mi chiedo sempre cosa si vince effettivamente alla fine di queste polemiche e di queste querelle che sembrano non avere nulla a che fare con i libri, con la lettura e con la promozione degli stessi ma che rasentano quasi sempre il gossip più scadente e più noioso?
Nel frattempo, mentre Torino e Milano continuano a farsi la guerra, ci sono città ancora più a sud di Roma che sono bellissime, grandissime, molto calde e accoglienti e che hanno spazi davvero a sufficienza per ospitare qualsiasi tipologia di evento legato ai libri e alla lettura ma purtroppo, ad oggi, non hanno nessuna fiera del libro e nessuno si prende la briga di organizzare qualcosa in tal senso. Per carità, capisco le problematiche ma credo pure che bisognerebbe comunque dare, prima o poi, almeno un’opportunità o no? Ah, dimenticavo di dire che non sto parlando di certo di città sperdute, magari irraggiungibili e dai nomi piuttosto improbabili, bensì di città come ad esempio Napoli. Ripeto, Napoli!
A buon intenditor poche parole, dicevano alcuni nostri avi.