La gratuità ammazza la qualità oppure è solo una questione morale?
23Il nostro è, da sempre, un paese basato sulla gratuità soprattutto se parliamo di informazione e di cultura e proprio per questo motivo, dovrebbero modificare il primo articolo della Costituzione Italiana aggiungendovi che l’Italia è sì una Repubblica democratica, fondata sul lavoro ma anche e soprattutto sulla gratuità.
Gratuità come filosofia di vita
Questo, probabilmente, succede perché la corrente economica che soffia sulla nostra nazione non è sicuramente tra le più floride e le più rassicuranti poiché tutto chiude improvvisamente o fallisce miseramente: chiudono le aziende, le cooperative, le testate giornalistiche, i canali televisivi, le radio, i blog ma soprattutto si affossa, ancora una volta e sempre di più, l’informazione e la cultura.
Ovviamente, non sono un’economista e con i numeri non ci vado nemmeno tanto d’accordo però questa crisi – e non mi riferisco solo a quella economica o finanziaria – la si percepisce un po’ ovunque, dal momento che la maggior parte dei contenuti che appaiono sul web sono quasi sempre privi di qualità e ripetono sempre le stesse identiche cose. Insomma, un po’ come i telegiornali o come i palinsesti televisivi o radiofonici: cambia la conduzione, il tone of voice, gli orari ma tutto il resto rimane oraticamente invariato perché gli argomenti sono sempre quelli, le domande sempre le stesse e persino gli ospiti che intervengono sembrano identici.
Ebbene sì, nonostante siamo sommersi e bombardati continuamente da feed, notifiche e news in tempo reale, alla fine basta leggerne una per dire di aver letto anche tutto il resto.
Gratuità come sinonimo di scarsa qualità?
Pensiamo ad esempio ai libri, quante recensioni negative avete letto negli ultimi tre mesi? E non mi riferisco mica a quelle fatte da chi, per passione, gestisce un proprio blog nel quale parla di libri e di letteratura, io parlo proprio di penne e di firme vere e autorevoli che scrivono per giornali veri. Quanti pareri contrari? Quante stroncature? Quante critiche? Forse è proprio vero che la gratuità abbassa la qualità.
Gratuità: una delle tante storie vere e ordinarie
Tutto questo per raccontarvi che, proprio qualche giorno fa, mi è capitato di essere inspiegabilmente estromessa da un gruppo WhatsApp, nato con l’intento di creare una rivistina online, capace di alimentare l’ego di alcuni e di fare dell’antimafia spicciola e approssimativa, come se fosse solo un problema meridionale e come se tutto potesse risolversi e concludersi dietro una tastiera.
Ebbene, personalmente, non mi rode il fatto di essere stata eliminata dal team piuttosto mi urta l’arroganza e la supponenza di alcuni, nel voler dettare legge indicando tempi, temi e modalità di consegna degli articoli, fatti ovviamente in nome della gratuità e senza nemmeno un tante grazie.
Ora, io non sono una giornalista professionista, non sono iscritta a nessun albo e non aspiro a diventarlo eppure, sempre più spesso, vedo in giro gente che pretende collaborazioni totalmente gratuite e se pensiamo che lo fanno persino le riviste che arrivano in edicola e che hanno migliaia di abbonati in tutta Italia, la cosa diventa assolutamente spaventosa e fuori controllo.
Mi chiedo, però, se a chi pretende collaborazioni gratuite, ad esempio, il gommista le ruote dell’auto gliele cambia in maniera gratuita oppure se il meccanico di fiducia quel rumorino proveniente dal motore glielo individua gratis. Chissà se la parrucchiera o il barbiere, il taglio di capelli glielo fanno senza chiedere un compenso economico o peggio, se l’idraulico la manutenzione della caldaia la effettua senza farsi pagare e potremmo continuare così fino all’infinito.
Chissà, forse, esiste davvero un mondo parallelo in cui domina la gratuità e di cui alcuni di noi non sono ancora a conoscenza, dove le cose non hanno un prezzo, dove non ci sono da pagare tasse e utenze e dove si vive finalmente liberi e felici. Oppure, più semplicemente, è possibile che sia solo un problema di settore perché i lavori intellettuali non sono mica tangibili come l’ultimo modello di smartphone e quindi mica hanno un valore, non è vero?
Che discussione interessante hai sollevato con questo post. Parto dalla mia esperienza. Io ho aperto il blog per puro diletto e col tempo sono arrivate proposte di collaborazione. Per proposte di collaborazione si intendono case editrici che ti propongono libri e basta. Quindi il mio prezzo equivale semplicemente al prezzo di copertina di un libro che sì è una spesa in meno ma non è una collaborazione riconosciuta come lavoro e si basa sul nulla (considerato che poi sono più i libri che compro che quelli che mi arrivano parliamo proprio del nulla). Collaboro per un sito che presto diventerà testata giornalistica e mai ho sentito parlare di compenso: loro ti cercano, loro ti propongono, loro non ti pagano. È un sistema marcio perché loro avranno sempre qualcuno disposto a lavorare gratis e noi perché nonostante tutto accettiamo.
Ciao, però ho la sensazione che un po’ l’aria stia cambiando, sai? 🙂
Io lo spero. Non chiedo stipendi d’oro ma un compenso anche minimo.
Beh, principalmente per un riconoscimento culturale e per dare almeno un minimo di valore al proprio operato.