Intervista a Marco Patrone: lo scrittore più social che cè
Marco Patrone è un personaggio davvero poliedrico e pieno di risorse, non a caso la sua bacheca di Facebook – che aggiorna costantemente! – è un vero e proprio melting pot difficile da imbrigliare perché composto da letteratura allo stato puro, critica letteraria, foto di libri, selfie, liste, link agli articoli del suo blog, date delle presentazioni del suo utlimo libro, post comici e spesso al limite del surreale ma soprattutto da hashtag social coniati sul momento e adatti per ogni occasione. Insomma, come avrete ben capito, Marco Patrone è lo scrittore più social che c’è e ovviamente non smette di ribadirlo proprio dalla sua bacheca di Facebook.
Allo stesso tempo però Marco Patrone – che ancor prima di essere scrittore, blogger e lettore compulsivo, è un irreprensibile bancario – dietro la sua ilarità e il suo atteggiamento sornione, nasconde una profonda cultura letteraria e un’immensa passione nei confronti dei libri e della scrittura e leggere i suoi post è sempre un piacere.
Kaiser (Arkadia Editore, 2018 pp. 140) è l’ultima ultima fatica letteraria di Marco Patrone e sapere che è già nuovamente alle prese con ben altri due libri fa ben sperare e sottolinea ancora una volta il suo stacanovismo nei confronti delle pagine lette e scritte. Buona lettura!
- Da bambino cosa sognavi di diventare “da grande”?
Amavo templi e rovine, vestigia greche e romane in genere, per cui per analogia sognavo di diventare archeologo, senza sapere quanta manualità e preparazione scientifica richiedesse tale professione.
- Qual è stato in assoluto il primo libro che hai letto e che ricordi?
Ne dico tre: se parliamo di libri per bambini il primo che ricordo è il seminale, bellissimo Baciccia nel Far West, completamente surreale, con le illustrazioni di Ermanno Libenzi. Poi ricordo un libro Euroclub che avevo trovato nella libreria dei miei, una domenica in cui ero sveglio prima di tutti. Si chiama Gli eroi di Masada, un classico “bestsellerone”, fiction storica a tinte forti, dell´americano Ernest K.Gann, mia madre poi si era alzata e le avevo detto “bellissimo questo libro” (potevo essere attorno a pagina 80), e lei “ma se è il primo che leggi!”. Capii la necessità di selezionare e approfondire. Il primo letto e veramente vissuto è stato il bellissimo (questo davvero) “Il giro del mondo in Ottanta giorni” di Julius Verne.
- Come sei stato scoperto dai tuoi editori?
La prima volta è stata davvero una sorta di sliding door. Avevo appena terminato la prima stesura de Come in una ballata di Tom Petty, il mio esordio, ero a Pordenone Legge e ho incontrato Giulio Milani, editore di Transeuropa e mio grande amico e compagno di classe ai tempi nel liceo. Lui mi dice “Mi sa che te hai un romanzo nel cassetto” e mi invita a inviarglielo. Pochi mesi dopo lo ha pubblicato. Con Arkadia, l´editore del mio secondo romanzo “Kaiser” è stato anche abbastanza casuale ma forse meno suggestivo, stavo cercando tra agenti ed editori, pubblicare non è mai scontato neanche per chi è già edito, e ho preso contatto (via Facebook!) con un grande professionista come Patrizio Zurru, agente per Stradescritte e collaboratore dell’ editore Arkadia. Pochi mesi dopo con mia grande gioia mi hanno confermato di volerlo pubblicare e fin dal primo momento, non è retorica, ho pensato e capito che ci credessero davvero.
- Hai qualche mania come scrittore?
Ho dei temi ricorrenti come l´inganno, la fedeltà, le dipendenze, l´adolescenza perenne e so di abusare di parentesi e digressioni. Visto che queste ultime le considero comunque un elemento virtuoso di molta della letteratura che amo (un libro “digressivo” come il Tristram Shandy è stato molto importante per la mia formazione) diciamo che potrebbero essere definite una delle mie manie.
- Un film, un libro e una canzone che ami o che più ti rappresentano?
Sono molto poco aggiornato sul cinema, ma forse sceglierei comunque Quarto potere di Orson Welles, film monumentale e innovativo, che meriterebbe di restare nella storia anche per il tema “nostalgico” di Rosebud. Per il libro dico L´Informazione di Martin Amis, esistono sicuramente libri più grandi, ma pochi che mi abbiano colpito tanto e che ancora mi affascinino e mi “insegnino” per struttura, visione, qualità della scrittura. Come canzone dico “Sparky´s Dream” dei Teenage Fanclub. I Teenage da noi non sono molto conosciuti, in compenso fanno parte delle liste di Nick Horby, e rappresentano bene appunto quello spleen romantico adolescenziale che a volte mi contraddistingue anche come persona.
- Un motivo per il quale consiglieresti a tutti di leggere Kaiser?
Mah, non lo consiglierei a tutti, intanto, anche per il tema calcistico, che rischia di far “rimanere fuori” qualcuno (anche se è stato finora apprezzato anche da persone che non seguono il calcio). Credo sia comunque un romanzo divertente, ma non solo, penso che possa appagare quei lettori che si aspettano da un libro anche qualcosa di saggistico, di riflessivo (quello che qualcuno – secondo me sbagliando – chiama “gli spiegoni”) che apra qualche fronte di “ragionamento”, che vada insomma fuori dalla pura vicenda narrata, che in questo caso rischiava di risolversi in una serie di aneddoti neanche troppo sapidi.
- Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto rivedendo un altro romanzo che potrebbe essere una variazione (molto variata) sul tema di Lolita ma dove ritengo ancora un paio di cose fuori fuoco, il mio progetto principale ha come titolo di lavorazione Tutta la verità su Lucy ed è fondamentalmente una storia sull´adolescenza perenne, sulla depressione, sulla musica ma soprattutto sulla superiorità e sul potere salvifico della donna. Inoltre sto cercando di editare e di dare coerenza tematica ai miei racconti per proporli a un editore.