Un libro in breve: le mie letture dei mesi scorsi raccontate in poche righe
I mesi estivi, per me, non so per quale strana ragione rappresentano paradossalmente il periodo dell’anno in cui leggo meno: forse il caldo, forse le numerose rimpatriate con amici e parenti che ritornano al paesello natio o più semplicemente gli impegni lavorativi che aumentano e che mi fanno perdere e disperdere.
Invece di dedicare un singolo post ad ognuno dei libri letti in questi mesi, ho prontamente pensato di dedicarvi un unico post e raccontare, in maniera breve e coincisa, queli sono stati i libri che mi hanno tenuto compagnia negli ultimi mesi. Ovviamente, se qualcuno tra i libri citati vi incuriosisce in modo particolare non esitate a porre qualche domanda in più ma soprattutto non esitate a fiondarvi in libreria, per recuperarlo e per leggerlo.
Buone letture!
Goodbye, Columbus, Philip Roth – Questo è in assoluto il primo libro che leggo di Philip Roth – ebbene sì, confesso e faccio mea culpa dicendo che non avevo ancora letto nulla di Philip Roth – e avevo acquistato questo libro proprio in occasione della sua morte, avvenuta lo scorso 22 maggio, e devo ammettere che sono rimasta piacevolmente colpita dalla sua strabiliante capacità narrativa ma soprattutto dal suo sguardo ironico e umoristico, principalmente nei confronti della comunità ebraica americana e dei loro stereotipi, delle loro convenzioni e delle loro ipocrisie. All’interno di questo libro, composto da un racconto lungo eponimo e da altre cinque storie, si trovano i temi più disparati che hanno reso celebre e acclamato nel mondo questo scrittore originario del New Jersey e che verranno successivamente ampliati e sviluppati nella sua intera produzione letteraria: la sessualità, la religione, il conformismo, l’alienazione, l’amicizia, l’amore ma soprattutto l’indagine continua e costante nei confronti della condizione umana.
Nelle terre di nessuno, Chris Offutt – Nove racconti brevi che mostrano la vita di persone apparentemente normali ma che in realtà sono ubriaconi rozzi e solitari, selvaggi e attaccabrighe che vivono in mezzo alle montagne della provincia americana, che lottano per la sopravvivenza e che conservano in essi una sorta di violenza quasi atavica e primordiale, che scatenano contro i propri cari, contro la natura circostante e spesso contro la vita stessa. Eppure, conservano in essi un senso di irrequitezza che li porta ad essere alla costante ricerca di qualcosa di indefinito e di impalpabile. Scrittura grezza e ruvida, esattamente come il paesaggio nel quale sono ambientati i racconti. Belli ma sinceramente mi aspettavo qualcosa di più, considerando l’hype che ha accompagnato l’uscita del libro e i numerosissimi pareri positivi sull’opera.
Eravamo tutti vivi, Claudia Grendene – Padova, sette amici inseguiti e narrati nell’arco di un ventennio che dimostra come mutano le epoche, la città circostante, muta il tessuto sociale e politico ma soprattutto mutano loro stessi. Claudia Grandene, in questo suo libro d’esordio, racconta infatti di gioventù, di università, di rivolte studentesche, di amicizia, di amore fino ad arrivare ai fidanzamenti, ai matrimoni e ai figli, passando ovviamente per crisi matrimoniali e tradimenti di ogni sorta. Un bell’affresco di quella che era la giovinezza e di quello che invece può diventare con il trascorrere del tempo, tra sbagli e successi, tra sogni, realtà, illusioni, sconfitte, rimpianti, nostalgie ma soprattutto accettazione della vita.
Ragazzo coraggioso, William Saroyan – Inizialmente questo libro era stato pubblicato in una precedente edizione e intitolato Il trapezio volante, successivamente era uscito dal catalogo e ora è stato finalmente riproposto e riportato in libreria. Sicuramente è un’opera che non brilla né per scrittura e né per contenuti poiché qui troviamo un William Saroyan ancora piuttosto acerbo ma capace di osservare il mondo e l’umanità circostante con una buona dose di umiltà e di coraggio, attraverso la quale spicca spicca tutta l’energia e tutta la vitalità che contraddistinguerà l’intera prosa successiva di questo autore nato a Fresno nel lontano 1908 ma di origini armene. Più che una raccolta di racconti brevi, questo libro di William Saroyan assomiglia più ad una sorta di diario intimo e desideroso di raccontare e di raccontarsi.
L’ alfabeto di fuoco, Ben Marcus – Un libro non semplice da leggere ma soprattutto da digerire perché parla di incomunicabilità e di come sarebbe effettivamente il mondo se, all’improvviso, non avvessimo più la possibilità di parlare tra noi. Ben Marcus – ennesimo autore americano ma di origine ebraica – con una scrittura lucida, tagliente e capace di creare il giusto mood per leggere questo romanzo distopico e a suo modo anche apocalittico, racconta del preciso momento in cui il linguaggio è diventato tossico. In questo romanzo di Ben Marcus è infatti la figlia del protagonista ad essere la causa di questo inspiegabile fenomeno che sembra accomunare tutti i bambini e nei confronti del quale è davvero difficile trovare una cura o un semplice antidoto, soprattutto se bisogna farlo in assoluto silenzio. Non a caso, durante la lettura de L’ alfabeto di fuoco, ricorre spesso il paragone con la realtà e con il presente che ci circonda e forse è proprio questo a far venire i brividi anche al lettore più impavido e meno suscettibile.
Storia dei miei fantasmi, Francesco Borrasso – Ben venticinque racconti brevi, alcuni davvero brevissimi, vanno a comporre questa raccolta dello scrittore casertano Francesco Borrasso. Piccoli frammenti di vite, costellati da atmosfere spesso sinistre e complesse, che si limitano a raccontare la natura umana degli uomini e delle donne che sono i protagonisti degli scritti di Francesco Borrasso, comprese le disperazioni, i fallimenti, le angosce, le ansie e le paure. Insomma un libro che non si preoccupa di fungere da ponte tra quello che siamo esternamente e quello che abbiamo dentro, anche se molto spesso queste due entità non sembrano collimare tra loro. Un libro dai toni decisamente cupi che a tratti si fa quasi fatica a leggere poiché il confronto con i protagonisti è sempre costante, dal momento che il malessere, il disagio e il dolore è umano esattamente quanto la vita stessa.
Rockaway beach, Jill Eisenstadt – Con questo libro abbiamo praticamente la stessa età e mentre lui approdava nelle librerie d’Oltreoceano, io urlavo in faccia al mondo i miei primi vagiti. Allo stesso tempo, questo è stato anche il libro preferito delle mie vacanze appena trascorse e per il secondo anno consecutivo, una pubblicazione di Black Coffee Edizioni, mi ha tenuto compagnia durante il mio viaggio alla scoperta della costa albanese. Che dire? Se non che adoro queste coincidenze ma soprattutto adoro questa giovane e dinamica casa editrice che pubblica sempre delle vere e proprie chicche per gli amanti, esattamente come me, della letteratura nordamericana. Un libro ambientato in un’estate che farà da spartiacque per questo affiatatissimo gruppetto di amici di Rockaway Beach, la spiaggia più celebre di New York, dal momento che parla di gioventù, di amicizia e di amore e di quanto, molto spesso, sia difficilissimo coinciliare il tutto. Una scrittura asciutta, minimale e a tratti caotica, esattamente come può essere la vita di un gruppo di giovani alle prese con quello che gli adulti chiamerebbero futuro.
- Goodbye, Columbus, Philip Roth, Einaudi, 2013 pp.259. Traduzione Vincenzo Mantovani.
- Nelle terre di nessuno, Chris Offutt, Minimum Fax, 2017 pp.156. Traduzione Roberto Serrai.
- Eravamo tutti vivi, Claudia Grendene, Marsilio, 2018 pp.282.
- Ragazzo coraggioso, William Saroyan, Marcos y Marcos, 2018 pp.234. Traduzione Claudia Tarolo e Marco Zapparoli.
- L’ alfabeto di fuoco, Ben Marcus, Black Coffee Edizioni, 2018 pp.360. Traduzione Gioia Guerzoni.
- Storia dei miei fantasmi, Francesco Borrasso, Caffèorchidea, 2017 pp.140.
- Rockaway beach, Jill Eisenstadt, Black Coffee Edizioni, 2018 pp.256. Traduzione Leonardo Taiuti.