Canta, spirito, canta di Jesmyn Ward: l’eterna lotta tra la vita e la morte
Ci sono libri che oltre a raccontare una storia, possiedono anche un’anima e questo è sicuramente il caso di Canta, spirito, canta ovvero il secondo volume della trilogia di Bois Sauvage di Jesmyn Ward.
Dopo aver letto e apprezzato il primo volume intitolato Salvare le ossa, attendevo con una certa trepidazione l’uscita di Canta, spirito, canta che, secondo me, per trama e intensità supera di gran lunga il libro precedente.
Canta, spirito, canta: trama
Quella narrata in Canta, spirito, canta di Jesmyn Ward – che inizia con una scena piuttosto cruda – è la storia di Jojo, un ragazzino cresciuto troppo in fretta e che gioca a fare l’uomo e della sua famiglia: l’amata e inseparabile sorellina Kayla, i nonni Pop e Mam che gli hanno insegnato tutto quello che conosce, la madre Leonie totalmente anaffettiva, assente e con piccoli problemi di tossicodipendenza e il padre Michael quasi perennemente in prigione.
Crescere qui in mezzo alla campagna mi ha insegnato un po’ di cose. Mi ha insegnato che dopo la prima gloriosa vampata di vita, il tempo erode tutto: arrugginisce le macchine, porta a maturità gli animali finché non perdono il pelo e le penne, avvizzisce le piante.
pp.51
La vita di Mam e Pop è stata sempre piuttosto travagliata e mai clemente anzi li ha sempre messi a dura prova poiché Pop ha conosciuto la violenza e la schiavitù nei campi di cotone, hanno subito la perdita di un figlio ancora giovanissimo e infine hanno dovuto allevare i due nipoti Jojo e Kayla, con amore, dedizione ma soprattutto con profonda dignità.
A volte il mondo non ti dà quello che ti serve, non importa quanto lo cerchi. A volte lo tiene per sé.
pp.105
Tutto sembra scorrere molto liscio nel bayou, con Jojo che aiuta Pop nel piccoli lavoretti quotidiani, Kayla che cresce giorno dopo giorno e scopre il mondo circostante e Leonie perennemente assente; fin quando la serenità viene stravolta dallo stato di salute di Mam che peggiora costantemente e dalla notizia che Michael – il compagno di Leonie e padre dei suoi due figli – verrà scarcerato e tocca andare a riprenderlo nella prigione di Parchman, la stessa nella quale era stato rinchiuso anche Pop.
E così Leonie, dopo aver caricato i figli in macchina che vorrebbero invece rimanere a casa a fare compagnia a Pop e ad assistere Mam, parte per questo lungo viaggio che porterà indietro il suo uomo e che sarà inevitabilmente contraddistinto da imprevisti e malumori.
Eppure, da questo viaggio sarà proprio il giovane Jojo a ritornare cambiato ma soprattutto non più da solo poiché lo spirito del giovane e sfortunato Richie – che solo Jojo riesce a vedere e sentire – si libra in volo e vuole scoprire finalmente la verità sulla sua tragica fine, di cui è in qualche modo responsabile anche Pop.
Quando avevo tredici anni, sapevo molte più cose di lui. Sapevo che le catene possono entrarti sotto la pelle. Sapevo che il cuoio può lacerare la carne come burro. Sapevo che la fame può fare male, scavare fino a ridurti a una zucca vuota, e che vedere i miei fratelli morire di fame poteva svuotare un’altra parte di me. Poteva farmi rimbalzare il cuore da un lato all’altro del petto per la disperazione.
pp.175
Canta, spirito, canta è un libro che non può essere riassunto in poche righe poi, al suo interno, racchiude un’essenza difficile da imbrigliare e che lo rende un romanzo mistico, intriso di mistero e di profonda spiritualità e dotato di assoluta bellezza e grandezza.
Le vicende narrate da Jesmyn Ward in Canta, spirito, canta sembrano passare, infatti, in secondo piano rispetto all’aura di magico liricismo che attraversa queste pagine dense di precisione e di numerose trovate geniali disseminate tra le pagine, come ad esempio quando i protagonisti di questo libro incrociano i protagonisti del libro precedente e che accendono di meraviglia gli occhi e lo spirito del lettore e che dimostrano la bravura e la grandezza di questa autrice originaria del Mississippi.
Canta, spirito, canta: tra la vita e la morte
In Canta, spirito, canta vi è infatti una sorta di lotta costante tra la vita e la morte e tra il mondo reale e non ma soprattutto sembra essere stato scritto da una sorta di spirito guida e sciamanico che, oltre ad influenzare i fatti e le vicende narrate, influenza anche la stessa Jesmyn Ward.
All’interno di Canta, spirito, canta vi sono così tanti elementi e sentimenti che fuoriescono durante la lettura e che, sottolineo ancora una volta, è impossibile descrivere, riassumere o più semplicemente donar loro una logica razionale poiché tutto è materia ma è anche – e oserei aggiungere soprattutto – spirito e Jesmyn Ward con Canta, spirito, canta n’è la prova assoluta.
Allo stesso tempo, Canta, spirito, canta è anche una sorta di romanzo “on the road” poiché una parte del libro si svolge in un’auto che attraversa le strade America per raggiungere la prigione di Parchman, così com’è un libro imperniato da un profondo senso di appartenenza alle proprie radici e da un senso costante di protezione del proprio nucleo familiare anche se povero e sgangherato ma è anche un inno all’eterno ritorno verso casa – esattamente come Ulisse e la sua Itaca – segnato da Pop che ritorna da Parchman; Michael che esce di prigione e torna a casa, Jojo che vuole tornare a casa dal lungo viaggio in auto, Rich che vuole tornare a casa ma non ci riesce e la piccola Kyla che, a sorpresa, cerca di riportare tutti a casa.
Eppure in Canta, spirito, canta pur non essendoci vinti o vincitori, ci sono tutte le forze e gli elementi che contraddistinguono, da sempre, l’equilibrio, l’andamento del mondo, dei rapporti umani ma soprattutto del ciclo vitale e con molta probabilità è proprio questo a renderlo un libro unico, pieno di fascino, di mistero e di assoluta bellezza.
Canta, spirito, canta; Jesmyn Ward, NN Editore, 2019 pp. 270. Traduzione Monica Pareschi.