Charles Bukowski: le sue diverse sfumature in tre opere scelte
La figura di Charles Bukowski – personaggio folle, sregolato e spirito libero – non ha bisogno di nessuna nota aggiuntiva o di alcuna analisi critica.
La sua vita, le sue imprese e le sue opere sono ormai diventati elementi leggendari, al pari di quelle compiute da personaggi come Jim Morrison o Kurt Cobain, inoltre il web e i social impazzano letteralmente di citazioni attribuite – a torto o ragione – a Charles Bukowski, a tal punto che anche i soggetti più bizzarri e con meno attitudine alla sua figura, hanno iniziato inspiegabilmente a condividerle o a postarle.
Eh già, perché per Charles Bukowski la scrittura era una cosa seria poiché per lui scrivere era un elemento necessario per affrontare la vita – un po’ come il bere o lo scommettere sui cavalli – dal momento che solo la scrittura era capace di esorcizzare le sue amarezze, tenere lontana la morte ma soprattutto era proprio nella scrittura che Charles Bukowski ritrovava quella genuina imprevedibilità sulla quale aveva plasmato la sua intera esistenza.
Charles Bukowski: tre opere scelte
Personalmente se dovessi scegliere solo tre libri in mezzo a tutta la sua sconfinata produzione letteraria – fatta di romanzi, racconti e poesie – che ne rappresentano in qualche modo le diverse sfaccettature, sceglierei quasi certamente:
Pulp (1994)
In quest’opera, Charles Bukowski sperimenta per la prima volta il pulp – genere letterario dai contenuti piuttosto forti che racconta di crimini, violenze, omicidi efferati e situazioni macabre e che in qualche modo imparentato con l’hard boiled ovvero un genere poliziesco dove la realtà fatta di crimini, sesso e violenza è narrata in modo piuttosto realistico e di cui furono precursori Dashiell Hammett e Raymond Chandler, tra la fine degli anni Venti e Trenta – e narra di Nick Belane, investigatore privato da strapazzo poiché assolutamente privo di grinta e capacità d’indagine, con tre matrimoni falliti alle spalle, una montagna di debiti e una vita piuttosto infelice.
Nick Belane è un uomo dannatamente egocentrico, triste e depresso, schiavo delle sue pulsioni e dei suoi vizi: le donne, il gioco d’azzardo e l’alcool e tutto sembra precipitare quando si ritrova a lavorare su ben quattro differenti casi che inspiegabilmente sembrano in qualche modo incastrarsi fra loro.
La trama decisamente atipica, surreale e ben distante dai canoni tipici di Bukowski, sembra contraddistinta da un’insistenza quasi morbosa nei confronti della morte, dei rimpianti, dell’insensatezza della vita ed è infatti proprio nelle ultime pagine dell’opera che la scrittura irriverente e sboccata di Bukowski cambia decisamente impronta e mostra il suo lato più sincero, intimo e nascosto e forse il fatto che questa è l’ultima opera scritta da Bukowski -seppur pubblicata postuma – rende tutto ancora più profetico e mistico.
Il capitano è fuori a pranzo (2000)
È il diario tenuto da Charles Bukowski tra l’estate del 1991 e l’inverno del 1993 che raccoglie pensieri, considerazioni, aneddoti e spaccati di vita quotidiana dell’autore ma è quasi certamente la sua opera più onesta e sincera, poiché Charles Bukowski sembra aver messo finalmente da parte la sua corazza per mostrare il suo lato più intimo, onesto e sincero senza però mai apparire banale, melenso o retorico.
Ne Il capitano è fuori a pranzo, Charles Bukowski appare leggermente acciaccato e in perenne lotta con il tempo e con i suoi demoni ma contemporaneamente sembra finalmente ammaliato e appagato dalla sua vita – dichiara di bere e fumare meno del solito, di trascorrere ore a scrivere dinanzi al computer, di ascoltare musica classica e di lasciarsi distrarre solo da sua moglie Linda, dai loro nove gatti e dalle corse di cavalli – seppur la solitudine, la malinconia e la rabbia nei confronti della società emergono distintamente dalle pagine e sommate a quel costante pensiero rivolto alla morte fanno da monito e da presagio.
Il capitano è fuori a pranzo è un libro pieno di concetti lampanti che travolgono letteralmente il lettore e con i quali difficilmente ci si troverà in disaccordo poiché la scrittura di Charles Bukowski diventa in quest’opera più sincera, matura, calda e accogliente senza mai perdere la sua prorompenza e la sua sfrontatezza.
Una notte niente male (2008)
È una raccolta di poesie postume che spaziano attraverso diverse tematiche sociali e psicologiche – che riflettono perfettamente la sua innata natura selvaggia, ribelle e dannata – che rappresentano una critica ironica e spietata verso la società e verso i mali che l’affliggono, compreso il cinismo, lo squallore, l’egoismo e l’ipocrisia.
I versi delle poesie di Charles Bukowski contenuti in questa raccolta, sono per la società bigotta e ben pensante come lame affilate che graffiano le coscienze e urtano la sensibilità e in quest’opera il suo linguaggio raggiunge vette davvero inarrivabili.
Charles Bukowski è uno scrittore che o lo si ama o lo si odia, perché il suo personaggio è cosi come lo immaginate o come lo avvertite dalle pagine delle sue opere, inoltre né lui né la sua scritture permettono le mezze misure.
Personalmente di Charles Bukowski adoro quel suo sentirsi perennemente fuori luogo, quel suo desiderio di inondare la sua vita di parole e di eccessi, la sua disillusione, il suo ribrezzo verso l’umanità intera e quella sua costante inclinazione verso la provocazione.
Eppure in pochi – anzi forse in pochissimi – hanno capito che dietro quella maschera, dietro quel velo di rabbia e di cinismo e dietro quella cattiva fama c’era una vena romantica, poetica e pura che di tanto in tanto traspare dalle pagine.
Quasi certamente per leggere gli scritti di Charles Bukowski ci vuole fegato, stomaco e nervi saldi eppure è un’esperienza così diretta, immediata, a volte cinica o spietata ma dannatamente affascinante e attraente che ricorda in tutto e per tutto quella “filosofia di strada” alla quale tutti dovremmo esser formati e dalla quale ogni tanto dovremmo attingere per avere il coraggio di guardare la vita in faccia e affrontarla a muso duro.
Pulp, Charles Bukowski, Feltrinelli, 1996 pp.184. Traduzione Luigi Schenoni.
Il capitano è fuori a pranzo, Charles Bukowski, Feltrinelli, 2000 pp.140. Traduzione Andrea Buzzi.
Una notte niente male, Charles Bukowski, Guanda, 2008 pp.240. Traduzione Simona Vinciani.