Final Cut ovvero quando gli amori finiti lasciano il posto agli scatoloni
Sorrido sempre quando sento dire che non esistono più le storie d’amore di una volta, insomma quelle solide, veraci, profonde, pronte a resistere a tutto e ad andare contro tutti –peccato che solo in pochi riconoscono il fatto che spesso anche dietro quelle storie d’amore di tempi ormai andati, si nascondevano in realtà episodi di tradimenti e di violenze, entrambi consumati dentro e fuori le mura di casa- poiché oggi tutti pare che si prendono e si lasciano con estrema facilità, dando così ragione a chi sostiene che oggigiorno gli amori sono tutti labili, vuoti, precari, scontati e distratti, insomma incapaci di resistere persino al minimo sbuffo d’aria.
In molti vogliono infatti farci credere che ci sia un decalogo o un protocollo da seguire se si vuole stare in coppia o almeno tentare di farlo.
Ebbene non c’è nulla di più sbagliato e di più triste da insinuare per tenere lontane le persone dall’amore e della voglia di amare.
Ogni storia d’amore è infatti diversa dalle altre cosi come lo sono i partner e le uniche regole –sempre ammesso che ne esistano di regole in amore- consistono nel provare, tentare e rischiare e se poi proprio la cosa non dovesse andare o ci si accorge che non si è fatti per stare in coppia e non si sa come riferirlo al proprio partner e come fargli recapitare gli effetti personali scomodi e riavere magari i propri in cambio, si può sempre richiedere l’intervento della Final Cut.
La Final Cut era un ottimo intervento chirurgico, compreso di anestesia, amputava la sofferenza, a condizione che si tollerassero i traumi post-operatori.
La Final Cut infatti mediante il pagamento di una tariffa –scelta in base alle proprie esigenze personali- offre un servizio che attutisce la mancanza di coraggio, lenisce il dolore e ridimensiona i fallimenti sentimentali.
Peccato però che non sempre è possibile smontare e imballare spezzoni della propria vita –lunghi o brevi, felici o tristi che siano- per riporli dentro scatoloni e per barattarli magari solo con i ricordi felici –che quasi sempre risultano storpiati e photoshoppati dalla memoria-e buttar via magari tutto il resto nel cesso anzi no, nel primo cassonetto della spazzatura.
Ecco perché Final Cut di Vins Gallico, romanzo da poco pubblicato per Fandango, è un libro che non mi ha del tutto convinta per tre semplici ragioni:
- Il protagonista è un po’ troppo cinico perché non si è mai del tutto ripreso da una storia d’amore finita male
- Le storie d’amore vengono ridotte ad una specie di contratto (può anche darsi che sia realmente così ma è sempre triste ricordarlo)
- Cosi facendo si limita le responsabilità del partner “che lascia” poiché non sentendosi in obbligo di “metterci la faccia” preferisce chiamare in causa la Final Cut, instaurando cosi una specie di gioco al massacro freddo e infantile.
Leggendo Final Cut ho atteso con ansia che la trama decollasse e che prendesse finalmente una piega e invece purtroppo questo non è accaduto e le 213 pagine che compongono il libro sono una cronaca di episodi che descrivono distacchi sentimentali, il tutto condito appunto dall’atteggiamento freddo e distaccato del protagonista –di cui non viene mai rivelato il nome- e di una cliente irresponsabile e scombinata alle prese con amori promiscui, risultando entrambi un po’ troppo irritanti.
Mi preme però sottolineare il fatto che Vins Gallico è uno che scrive molto bene e che legge altrettanto –non a caso è un libraio di professione e ha disseminato libri anche nel suo Final Cut– e pertanto mi dispiace chiudere il suo libro dicendo «Che peccato!» soprattutto considerando il bel finale ad effetto a cui è ricorso e che però non è riuscito a modificare la mia opinione.
Final Cut. L’amore non resiste, Vins Gallico, Fandango, 2015 pp.213.