I venerdì da Enrico’s: dieci cose che ho imparato leggendo Don Carpenter
Ci sono libri che, una volta terminati, ti fanno avvertire addosso una sorta di mancanza, quasi fisica, dei protagonisti e poi ci sono libri che non vedi davvero l’ora di chiudere per dedicarti magari ad altro, fosse pure il punto e croce.
Sicuramente, a quest’ultima categoria, non appartiene I venerdì da Enrico’s, il romanzo postumo dello scrittore nordamericano Don Carpenter, pubblicato in Italia nel 2015 da Frassinelli, grazie all’accurato lavoro di rifinitura di Jonathan Lethem.
Amando i libri, personalmente, adoro tutti quelli nei quali i protagonisti sono scrittrici o scrittori – meglio ancora se aspiranti tali e se alle prese con mille avversità – ma soprattutto apprezzo particolarmente quando, tali libri, parlano di scrittura e sono in grado di miscelarla, di condensarla e persino di farla entrare in contrasto con la vita vera e leggere I venerdì da Enrico’s è stato un po’ come sedersi intorno ad un tavolo, in un locale qualsiasi possibilmente fumoso e poco affollato, ordinare da bere e parlare ininterrottamente di libri, di editoria, di scrittura ma anche semplicemente della vita o dell’amore, inteso in ogni sua sfumatura.
I venerdì da Enrico’s: che tipo di libro?
Se però da I venerdì da Enrico’s vi aspettate un romanzo buonista e capace di esaltare la scrittura e il mondo letterario, sappiate che state decisamente sbagliando romanzo poiché Don Carpenter, proprio attraverso questo suo libro, non fa altro che alzare il velo e aprire uno squarcio sul contorto mondo della scrittura, dell’editoria e di tutto ciò che ruota attorno ai libri, compresi i pettegolezzi e le cattiverie varie e gratuite, insomma di tutto quel mondo che lui stesso conosceva maledettamente bene.
Nulla è puro come credevi che fosse da bambino. La scrittura, per esempio. O l’amore. O l’amicizia.
Inutile dire che se siete scrittrici o scrittori facilmente impressionabili o aspiranti tali e pure di stomaco debole, non dovete affatto leggere I venerdì da Enrico’s. E non dovete leggerlo nemmeno se siete lettori che credono che tutti i libri nascano sempre sotto una buona stella e che possiedono sempre un potere salvifico, oppure se pensate che tutti gli scrittori possiedono quasi sempre un animo incorruttibile e che sono indistruttibili come i supereroi dei fumetti.
E forse è proprio questo che ho apprezzato maggiormente leggendo I venerdì da Enrico’s poiché Don Carpenter, da esperto conoscitore del suo microcosmo e puntellando il suo romanzo da aneddoti autobiografici, non si pone alcuno scrupolo a mostrare il lato peggiore del mondo editoriale e a dipingere gli scrittori, gli editori e gli agenti come esseri piuttosto complessi, stravaganti e un tantino folli.
Ogni libro è come un figlio, non solo a livello metaforico ma nel tuo cuore, e quando tuo figlio va incontro a un brutto destino ne soffri tremendamente.
Non vi consiglio di leggere I venerdì da Enrico’s nemmeno se nutrite cieca fiducia nei confronti dei colossi editoriali o cinematografici e se pensate che essi sfornino solo prodotti realmente degni di vedere la luce. Sappiamo, infatti, benissimo che non è così poiché le logiche di mercato quasi mai coincidono con la vera qualità di un prodotto e in tal senso, oggi come ieri, non è affatto cambiato nulla.
Quello che però appare chiaro sin dalle prime pagine è che, leggendo I venerdì da Enrico’s, vi imbatterete in personaggi unici e leggendari, a loro modo, che si muoveranno e che popoleranno un mondo che non potrà di certo lasciare indifferente qualsiasi amante dei libri e del mondo editoriale, spesso strampalato e mosso da logiche bizzarre e incomprensibili ma così dannatamente affascinante, a tal punto da arrivare a fare carte false pur di entrarci dentro e farne effettivamente parte.
Le dieci cose che ho imparato leggendo I venerdì da Enrico’s
- Le vite delle scrittrici e degli scrittori non sono mai facili
- Bisogna avere fegato e coraggio nel mondo editoriale ma soprattutto tanta fortuna
- I libri sono una cosa mentre i film sono tutt’altra cosa e spesso i due mondi non collimano tra loro
- Gli editor esistevano già negli anni Cinquanta
- Non è importante avere una grande storia da raccontare ma l’importante è saperla raccontare
- La scrittura è una carogna ma l’idea di possederla è ancora peggio
- Il talento può essere corrotto in mille modi diversi e spesso imprevedibili
- Anche se sei un fuorilegge puoi semprescrivere un libro e avere così la tua occasione di redenzione
- Bere in compagnia è bello ma bere e chiacchierare di libri è ancora meglio
- I venerdì da Enrico’s è un libro maledettamente bello ed è un peccato che se lo siano filato in pochi
I venerdì da Enrico’s, Don Carpenter, Frassinelli, 2015 pp. 367. Traduzione Stefano Bortolussi.