Il cappello di Rembrandt: i racconti yiddish dandy di Bernard Malamud
Non so se ho un serio problema con la letteratura ebraico-americana o più semplicemente non mi sono imbattuta nei libri giusti, voi che dite?
Dovete sapere che, ogni volta che termino un libro di un autore ebraico-americano, provo sempre la stessa identica sensazione di dubbio e di spaesamento e mi è successo anche dopo aver terminato Il cappello di Rembrandt, una delle raccolte di racconti di Bernard Malamud.
Bernard Malamud e Il cappello di Rembrandt
Eppure, quelli contenuti ne Il cappello di Rembrandt, sono racconti scritti benissimo e con una precisione quasi estrema e chirurgica così come lo sono i personaggi che popolano questi racconti di Bernard Malamud, che seppur ritratti alle prese con un proprio personale fallimento o nel loro lato più intimo e umano, conservano quella sorta di attitudine borghese e altezzosa, che li porta quasi sempre ad assumere una posa quasi plastica e ordinaria anche dinanzi alle sconfitte e alle delusioni, semplicemente per non sfigurare dinanzi agli sguardi altrui, compreso quello del lettore.
I fallimenti, le sconfitte, le delusioni e le solitudini a cui accenna Bernard Malamud nei racconti contenuti ne Il cappello di Rembrandt appartengono, quasi sempre, a protagonisti che seppur borghesi e benestanti vengono umiliati, derisi, disillusi dalla vita e dagli altri e così finiscono per diventare cinici, remissivi e sofferenti ma verso i quali – seppur ne viene sempre mostrato quel loro lato più intimo e più umano – non sono riuscita a provare alcuna empatia e non ho affatto desiderato il loro riscatto, vero o presunto, probabilmente perché, nemmeno per un secondo, sono riuscita ad indossare i loro panni da yiddish dandy.
Bernard Malamud e l’ebraismo
Infine, devo ammettere anche che non provo grande entusiasmo e coinvolgimento nei confronti di quel tipo di scrittura che possiede numerosi rimandi spirituali e Bernard Malamud, grazie alla sua visione dialettica e universale dell’ebraismo, ricorre molto spesso ai simbolismi e ai cliché canonici dettati proprio dalle sue origini.
I racconti contenuti ne Il cappello di Rembrandt sono piuttosto cupi, asettici e prevedibili e seppur ambientati negli Stati Uniti – dal momento che Bernard Malamud è nato e cresciuto a Brooklyn ed è quindi americano a tutti gli effetti – sono davvero molto lontani dalle atmosfere che ricerco e che adoro nella narrativa nordamericana.
Vi è mai capitato di leggere qualche libro di Bernard Malamud? Vi è piaciuto? Avete lettoo altri libri di autori ebraico-americani, cosa ne pensate?
Il cappello di Rembrandt, Bernard Malamud, Minimum Fax, 2015 pp.211. Traduzione Donata Migone.
Forse è l’unica fetta di letteratura americana che apprezzo… Si vede che con i gusti non c’è niente da fare!
Intendi quella ebraico-americana o proprio Malamud in particolare? 😀
Quella ebraico-americana in generale.
Ah, ecco. :-p