Io sarò qualcuno di Willy Vlautin: un racconto di boxe, di sogni e di riscatto

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io sarò qualcuno

Leggere Io saro qualcuno di Willy Vlautin è un po’ come guardarsi dentro senza avere la paura di misurarsi con il proprio io.

Qualche mese fa, per me, è iniziato un viaggio che non mi aspettavo nemmeno di poter intraprendere perché lo ritenevo distante da me e dal mio modo di pensare e, invece, tutto è iniziato così, per gioco e per curiosità, e nel giro di pochi mesi, mi ha letteralmente rapita e la cosa bella è che non so nemmeno dove condurrà e che cosa mi aspetterà durante il cammino ma il bello, forse, consiste nel volerlo intraprendere senza nessuna aspettativa ma con il cuore, lo spirito e lo sguardo pieno di meraviglia e di stupore.

Giugno, infatti, per me è stato un mese di grandi cambiamenti e aver beccato Io sarò qualcuno di Willy Vlautin, mi è sembrato quasi una sorta di messaggio criptato che potrebbe avere innumerevoli chiavi di lettura con le quali non voglio assolutamente tediarvi.

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Willy Vlautin

Io sarò qualcuno: la trama

Quella narrata in Io sarò qualcuno di Willy Vlautin è la storia di Horace Hopper,  un ragazzo per metà irlandese e per metà indiano che viene letteralmente abbandonato dai genitori e cresciuto prima con la nonna e successivamente con una coppia di anziani nel ranch di loro proprietà diventando, ben presto, una sorta di figlio vero e proprio, a cui donano tutto il loro affetto e il loro amore ma al quale non possono, purtroppo, donare radici e risposte alle sue tante e dolorose domande.

Horace Hopper, pur adorando i suoi tutori e amando il lavoro e la vita del ranch – in particolar modo i cavalli – ha un grande sogno nel cassetto che, per lui, rappresenta una sorta di riscatto personale alla vergogna che ancora prova per esser stato abbandonato dai suoi genitori naturali: diventare un pugile professionista ed è pronto a rischiare tutto pur di raggiungere questo suo obiettivo e così, decide di mollare i Reese, il ranch e partire alla conquista del suo sogno.

E poco importa se i Reese lo mettono in guardia da questa scelta azzardata e lo esortano a mettere in conto i pericoli e la possibilità di non riuscire nella sua impresa, dal momento che non ha nemmeno tutte le carte in regola per diventare un pugile professionista: picchia duro ma è troppo lento, soprattutto nella difesa.

Eppure Horace Hopper è convinto della sua scelta di provare a diventare un pugile professionista, decide lo stesso di partire e raggiunge Tucson (Ariziona), trova un lavoretto, un allenatore e inizia a vincere le prime gare di boxe da professionista, fin quando un incontro finisce per ribaltare per sempre i piani e le prospettive di Horace Hopper.

Io sarò qualcuno di Willy Vlautin è un libro davvero stupendo che in alcuni passaggi mi ha ricordato i temi e le ambientazioni care a Kent Haruf ma soprattutto, mi è piaciuto perché parla di quell’America nascosta e profonda – lontana dalle metropoli e dai grattacieli che fanno il solletico alle nuvole –  dove le cicatrici e i dolori provano ad essere spazzate via dai sogni e dalle ambizioni.

Willy Vlautin, grazie a Io sarò qualcuno ci regala una storia che parla di sofferenza, di sogni e di voglia di riscatto ma soprattutto scrive un libro che possiede un taglio piuttosto cinematografico, condito da diversi passaggi ambientati sul ring e successivamente on the road, che racchiudono un po’ tutto quello che cerco nei libri americani: le strade, i motel, i fast food, la musica, i paesaggi desolati e molto altro.

Io sarò qualcuno di Willy Vlautin è un libro che parla direttamente al cuore del lettore e ognuno potrà trovarci quello che ritiene più opportuno ma soprattutto possiede un finale che lascia davvero di sasso anche il lettore più sgamato e, sono certa, finirà già tra le mie migliori letture dell’anno.

Io sarò qualcuno, Willy Vlautin, Jimenez, 2018 pp. 255. Traduzione Gianluca Testani.

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