John Fante: lo spirito del Natale secondo Arturo Bandini e la sua famiglia
John Fante è uno dei miei autori preferiti in assoluto e, ogni volta che posso, cerco di spezzare una lancia in suo favore, perché la sua produzione letteraria è piuttosto ampia, coraggiosa e drammatica, soprattutto perché questo scrittore mette al centro della sua narrativa alcuni elementi cardini tipici dell’umanità intera che risultano universali e ricchi di pàthos, di sentimentalismo e di passione.
Durante la lettura delle sue opere – tra romanzi, racconti e sceneggiature hollywoodiane – c’è stato un romanzo che, forse più di altri, ha colpito la mia attenzione e mi ha permesso di comprendere come alcune contrapposizioni e alcuni paradossi non siano mai così scontati nella vita.
Sto parlando di Aspetta primavera, Bandini, ovvero il romanzo d’esordio di questo autore italo-americano, pieno di sogni e di ambizioni, nato a Denver nel 1909 e protagonista di una storia e di una vita piuttosto straordinarie. Il romanzo in questione, viene pubblicato – dopo mille riscritture e tribolazioni – nel 1938 e vede, per la prima volta in assoluto, l’entrata in scena di uno dei personaggi letterari più amati e più controversi di tutta la narrativa fantiana ovvero Arturo Bandini, che in fondamentalmente risulta essere una sorta di alter-ego dello stesso John Fante.
John Fante e il suo Aspetta primavera, Bandini
Quello che però rende unico questo primo romanzo di John Fante, oltre alla presenza dello stesso Arturo Bandini, è la sua ambientazione nell’ immaginaria cittadina del Colorado – chiamata Rocklin, che corrisponde grosso modo alla città di Boulder – talmente fredda e sommersa di neve durante l’inverno che tutti i suoi abitanti attendono con speranza e con trepidazione l’arrivo della primavera. Arturo Bandini e suo padre Svevo l’aspettano anche più degli altri: il primo per tornare a giocare sui campi da baseball, il secondo per tornare a lavorare come esperto muratore.
Eh già, perché Arturo Bandini è un adolescente lentigginoso, arrogante e testardo che sogna diventare il più grande campione di baseball di tutti i tempi, nonostante appartenga ad una famiglia di origini italiane talmente povera e modesta che egli però cerca in tutti i modi di nascondere, soprattutto per colpa di quel padre nervoso e attaccabrighe che, impossibilitato a compiere il proprio lavoro da abile muratore per via della neve e del gelo, preferisce trascorrere le sue giornate ai tavoli di gioco, perdendo tanti soldi e cacciandosi ripetutamente nei guai.
Tutto questo non fa altro che accrescere il disgusto per le sue origini italiane e per la sua stessa condizione e il senso di ribellione e di disagio in Arturo Bandini, dando vita ad una sorta di guerriglia interiore e di perenne frustrazione che il ragazzo serberà in cuor suo.
Aspetta primavera, Bandini: ambientazione e atmosfere
In Aspetta primavera, Bandini c’è però un elemento che lo contraddistingue dalle altre opere di John Fante, ovvero l’atmosfera candida, calorosa e avvolgente del Natale che trasuda e che si respira dalle pagine del libro e che è totalmente contrapposta alla condizione di miseria e di povertà in cui versa l’intera famiglia di Arturo Bandini.
Nel libro è infatti narrato un episodio specifico che si svolge proprio a ridosso delle festività natalizie e che fa trascorrere all’intera famiglia Bandini, il peggior Natale della loro vita, poiché il padre di Arturo Bandini – in un crescente mix di drammaticità e di comicità, per lo svolgersi della scenata – decide di abbandonare il tetto coniugale, per sfuggire alla visita dell’arcigna suocera e piomba direttamente in un pericoloso meandro fatto di alcool, gioco d’azzardo e donne.
Se inizialmente l’assenza dell’uomo di casa è comprensibile e a tratti persino giustificabile per via della sua totale avversione nei confronti della suocera, ben presto diventa invece insopportabile e preoccupante proprio con il passare dei giorni, mandando letteralmente in frantumi l’intera famiglia Bandini e i loro nervi.
A un certo punto, Arturo Bandini si mette sulle tracce di suo padre, nonostante la paura, il timore e la riverenza quasi assoluta che nutre nei suoi confronti.
In fondo, anche questo è lo spirito del Natale o no?
P.S.: Il seguente articolo è stato inizialmente pubblicato al seguente link.
Il nostro comune amico John Domini mi ha appena suggerito questo tuo articolo, che ho letto con molto interesse (il Natale di questo splendido romanzo non e’ mai stato analizzato, che io sappia, ma in effetti s’inserisce bene nel cuore stesso del libro, nel suo tessuto – il Natale e’ soprattutto attesa, speranza, “expectation”…). Brava, Chiara.
Grazie millle, Emanuele. Questo articolo è frutto della mia passione infinita verso John Fante e sono lieta che ti sia piaciuto. 🙂