Mariana Enriquez e il suo insolito rapporto con la morte
La morte esiste perché esiste la vita e solo se si riesce ad accettare la morte, si può godere e apprezzare la vita. Beh, sembra un ragionamento logico, semplice e molto lineare, peccato però che molto spesso è difficile da applicare, specialmente quando gli eventi drammatici ci toccano da vicino e ci sottragono le persone a noi care.
Probabilmente la morte è la cosa più naturale che esiste eppure la nostra razionalità, il nostro bisogno di dover controllare sempre tutto e la nostra necessità di dover spiegare sempre tutto, hanno tolto un bel po’ di smalto alla morte e le hanno revocato quel ruolo centrale e totalitario che ricopriva nei secoli scorsi.
Ora, nessuno si lamenta del fatto che gli studi e i progressi della scienza – soprattutto in campo farmaceutico – hanno notevolmente innalzato l’aspettativa di vita media e debellato vere e proprie pandemie, anzi, resta solo il fatto che la morte è un evento tanto naturale che non può essere evitato, poiché senza morte non potrebbe esistere nemmeno la vita stessa.
Mariana Enriquez e la morte
Tutto questo deve averlo capito bene Mariana Enriquez, che da vera e propria necrofila, nutre una vera e propria passione e una particolare predilezione verso tutto quello che riguarda la morte, il macabro e l’occulto e non a caso, le sue opere letterarie sono ampiamente pervase da questi elementi.
Esattamente come Qualcuno cammina sulla tua tomba. I miei viaggi nei cimiteri, un libro a metà fra memoir e diario di viaggio, che racconta i suoi tour nei cimiteri che, per un motivo o per l’altro, hanno suscitato la sua curiosità e l’hanno spinta ad abbandonare temporaneamente l’Argentina per recarsi nelle mete più improbabili e con l’unico scopo di visitare questi luoghi atipici eppure tanto agognati.
L’ ossessione di Mariana Enriquez per i cimiteri nasce nel 1997, quando la giornalista argentina aveva solo 25 anni, durante un viaggio in Italia e più precisamente nella città di Genova, dove consce un giovane violinista di strada e con cui trascorre due giornate memorabili, che prevedono anche una visita al Cimitero Monumentale di Staglieno che le causa quel profondo senso di meraviglia e di magia che solo certe esperienze sono in grado di donare.
L’ impatto con il Cimitero Monumentale di Staglieno è sconvolgente. Il portico all’entrata, classica imitazione del Partenone, è quasi scontato. Tuttavia, oltrepassati i primi alberi – … – notammo subito le gallerie con le statue.
E così, tra aneddoti, ricordi, racconti, cenni storici e suggestioni, si snoda questo libro insolito, che a suo modo contempla la morte ma rispetta la vita, in quanto non è affatto macabro bensì è molto artistico e poetico, se solo non ci si sofferma dinanzi alle apparenze e si ha il coraggio di osservare la morte da vicino.
E in tutti questi anni Mariana Enriquez – che non ha paura di girare sola in un cimitero abbandonato o di scandagliare l’occulto ma che ha invece banalmente paura dei cani o dello stare in un’ isola – gira il mondo ed esplora tanti cimiteri che accrescono la sua curiosità e la sua sete di conoscenza legata a questo particolare mondo.
Alla fine, per questi morti sepolti spesso ignoti o dimenticati perché divenute ormai lapidi o statue senza nome e senza volto magari danneggiate dal tempo e dalle intemperie, is finisce per provare una sorta di rispetto e di riverenza quasi ancestrale.
Dove resta il nome, la data, e una voce che dice: ci sono stato, ero. Ormai forse nessuno sa più il mio nome, ma una volta qualcuno mi ha ricordato.
Sfido chiunque a leggere qusto libro senza contemporaneamente cercare sul proprio smartphone le immagini di questi luoghi descritti dalla penna, spesso piena di enfasi e di stupore, di Mariana Enriquez.
Eppure nonostante i cimiteri ancora da visitare sono tanti e disseminati in tutto il globo terrestre, Mariana Enriquez, sa benissimo che c’è ancora tutta la vita per poterlo fare perché la sua passione non accenna affatto a spegnersi, anzi semmai è il contario.
Qualcuno cammina sulla tua tomba. I miei viaggi nei cimiteri, Mariana Enriquez, Caravan Edizioni, 2017 pp.278. Traduzione Alessio Casalini.