Nelle terre estreme di Jon Krakauer: la vera storia di Chris McCandless
Le vite come quella di Chris McCandless e in particolare le scelte drastiche, rivoluzionarie e controcorrente come le sue, suscitano inevitabilmente delle emozioni contrastanti ma leggendo Nelle terre estreme di Jon Krakauer ho potuto conoscere un po’ più da vicino questo ragazzo di ventidue anni che molla tutto per raggiungere l’Alaska e ne sono rimasta letteralmente affascinata, a tal punto da notare quanti punti in comune possano esserci tra alcune esistenze.
Chris McCandless era un ragazzo profondo, sensibile, idealista, coraggioso e perennemente alla ricerca di risposte e di quel qualcosa senza nome, capace di arrabbiarsi per le cattiverie, le ingiustizie e le brutture del mondo e forse proprio per questo motivo, incompatibile con la vita moderna.
Ragazzo socievole, simpatico che ama divertirsi ma che è incapace di trascorrere troppo tempo insieme alle persone e di creare legami poiché, ad un certo punto, avverte puntuale la necessità di isolarsi. E proprio grazie alla sua costante ricerca di esperienze reali e prive di filtri, al suo cercare altri modi per vivere la vita e al suo volersi sporgere sempre oltre i limiti che, dopo una serie di esperienze vissute in giro per gli Stati Uniti e non solo, decide di tentare la madre di tutte le esperienze: sopravvivere in Alaska.
Dopotutto, l’Alaska esercita, da sempre, un certo fascino su sognatori e disadattati perché rappresenta l’emblema assoluto dei territori selvaggi che ben contraddistinguono l’immaginario americano e la solitudine, sommata alla libertà assoluta, creano l’ambientazione giusta per far sfociare la malinconia o l’esaltazione. Ed è proprio questo che deve aver desiderato fortemente Chris McCandless, incapace di resistere al richiamo e al fascino di quella natura così aspra, selvaggia e impervia.
Ecco perché, nell’aprile del 1992 Chris McCandless fugge in Alaska, per allontanarsi dai genitori e dal loro complicato rapporto, per dimostrare a sé stesso che è possibile sopravvivere con lo stretto necessario ma soprattutto per lasciarsi alle spalle i condizionamenti, la superficialità e le sicurezze di una vita normale e perché la sua anima e il suo spirito bramano mistero, spericolatezza e intensità. E in Alaska, Chris McCandless riesce a sopravvivere per ben 113 giorni ma, purtroppo, non riuscirà mai a fare ritorno a casa e Jon Krakauer, attraverso questo suo libro, cerca di fare chiarezza su quanto è accaduto a questo giovane americano dal cuore nobile e dallo spirito libero.
Dalla morte di Chris McCandless, ci sono state persone che lo hanno definito un idiota folle, stupido, narcisista ed arrogante, per aver messo inutilmente a repentaglio la propria vita e per non aver portato con sé gli strumenti fondamentali per sopravvivere in questa terra remota: un fucile di grosso calibro, una mappa, una bussola e un’ascia ma soprattutto, per non aver contemplato i pericoli e per non aver considerato la morte come una possibile eventualità.
Eppure, a soli ventidue anni, probabilmente la morte non è davvero un qualcosa di cui tenere conto e dopo ben 113 giorni di sopravvivenza in Alaska, Chris McCandless può essere davvero considerato come un immortale perché ha respirato la libertà vera e assoluta e ha avvertito sulla propria pelle il brivido eterno della vita.
Nelle terre estreme, Jon Krakauer, Corbaccio, 2008 pp.267. Traduzione Laura Ferrari e Sabrina Zung.