Son of Italy: Pascal D’Angelo, l’emigrazione del ‘900 e il sogno americano

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Leggendo Son of Italy di Pascal D’Angelo, da poco pubblicato dall’editore Readerforblind, il mio pensiero inevitabilmente è corso a un libro che ho molto amato e intitolato “Cristo fra i muratori” di Pietro Di Donato – ripubblicato dalla stessa Readerforblind – e soprattutto ad un autore di cui sono da sempre innamorata: John Fante.

John Fante, Pietro Di Donato e Pascal D’Angelo hanno, infatti, numerosissimi elementi in comune, a partire dalle origini localizzate in una regione italiana tanto bella quanto complessa, a partire già dalla sua morfologia ovvero l’Abruzzo.

Pascal D’Angelo – il cui vero nome era Pasquale D’Angelo – nasce, infatti, a Introdacqua, un piccolo paesino della provincia dell’Aquila, il 19 gennaio 1894, da una famiglia umile e dedita ai lavori agricoli. Da subito, si dimostra un ottimo studente ma, purtroppo, i suoi studi scolastici sono saltuari e discontinui e a soli dodici anni è costretto a lasciare la scuola per dedicarsi esclusivamente al lavoro nei campi.

Compiuto il mio dodicesimo anno di età smisi del tutto di andare a scuola e cominciai la vita del vero lavoratore. È di fatti costume, dalle nostre parti, ritirare i ragazzi e le ragazze da scuola quando hanno dodici anni per farne dei contadini in erba o piccole massaie. Lavorano tutti. C’è povertà. Spesso il cibo scarseggia. Molte delle nostre donne hanno i mariti in terre lontane. Talvolta da oltre oceano i soldi non arrivano.

pp. 35

E saranno proprio la povertà, la fame, la sofferenza per le precarie condizioni di vita e i soprusi avanzati dai proprietari terrieri ai danni dei piccoli contadini a far maturare, nel padre di Pascal D’Angelo, la decisione di lasciare l’Abruzzo per emigrare negli Stati Uniti.

Mi sentii trafiggere da un dolore atroce, amavo immensamente mio padre. Per l’America! Quel luogo strano di cui avevo tanto sentito parlare, dov’era finita molta gente che conoscevamo, la quale non aveva fatto più ritorno. Mai più! E ora anche mio padre! Ero ancora un ragazzo e come tale non riuscii a trattenere le lacrime.

pp. 61

E, alla notizia dell’imminente partenza di suo padre, dopo aver inizialmente reagito con sconforto e smarrimento, decide di partire insieme a lui per andare a vedere con i propri occhi che cosa ci sia di tanto speciale in quest’America e dopo aver salutato sua madre, s’imbarca nella nave che li porterà direttamente oltreoceano. Sfido qualsiasi lettore a non provare un minimo di pena e di tristezza, leggendo le righe in cui la madre e il figlio si salutano, sapendo entrambi che quella sarà l’ultima volta che si vedranno.

È, infatti, il 20 aprile del 1910 quando Pascal D’Angelo e suo padre sbarcano ad Ellis Island negli Stati Uniti e da quel momento in poi, inizia per entrambi e per il loro gruppo di amici, un’epopea fatta di duro lavoro, di sacrifici, di condizioni al limite del disumano e di difficoltà di ogni genere, fin quando, suo padre – trascorsi ben cinque anni dal loro arrivo – decide di ritornare in Italia mentre il giovane D’Angelo vi rimane, continuando a sfidare la sorte e il destino quasi sempre avverso perché, nonostante tutto, continua a credere nel Nuovo Mondo e nel suo continuo richiamo.

…ovunque ci fosse da lavorare, ovunque ci fossero pietre da spaccare: quello sapevo fare e quello è quanto faccio ancora adesso.

pp. 90

Pascal D’Angelo racconta la sua storia e quella degli uomini come lui che, costretti a lasciare i loro paesi di origine, finiscono per masticare rabbia, sudore e fatica anche lontano dalla loro casa e nonostante tutto, se ne restano incantati ad osservare quell’America che per loro rimarrà sempre qualcosa di inafferrabile e irraggiungibile

Quando uno di noi vaga da un posto all’altro, lo fa sempre col desiderio di un miglioramento, non certo per visitare il paese. Per quelli come noi non c’è nulla da vedere. E sempre, il miraggio di buoni guadagni svanisce dopo i primi giorni lasciando il posto a un disincantato rimorso.

pp. 133

Son of Italy diventa così la cronaca delle esperienze americane di Pascal D’Angelo, contraddistinte da piccoli momenti di leggerezza e divertimento e da innumerevoli momenti di fatica e di duro lavoro ed è proprio in questo continuo alternarsi, che scopre l’opera, la poesia, la scrittura e se ne innamora follemente, a tal punto da mettersi iniziare a studiare l’inglese e da rinunciare a tutto pur di diventare uno scrittore.

A rifletterci bene, un giorno in più o in meno a stomaco vuoto, che differenza poteva fare nella vita di un uomo, specialmente di chi si era autoconsacrato poeta?

pp. 173

In uno stile a tratti poetico e malinconico e a tratti beffardo e sagace, segnato dalla continua ricerca di un’opportunità ma anche della bellezza e dell’elevazione – materiale e spirituale -, Pascal D’Angelo ci racconta la sua storia e le condizioni dei lavoratori in America, il tutto filtrato attraverso due occhi meravigliati e curiosi che osservano il mondo e le sue dinamiche, spesso ingiuste ma con la grande consapevolezza che dietro tutte le sofferenze si nasconde sempre una lezione di vita.

Son of Italy, Pascal D’Angelo, Readerforblind, 2022 pp. 196. Traduzione Sonia Pendola.

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